È proprio qui che affonda le sue radici millenarie il coaching, percorso nel quale il mental coach accompagna ‘l’allievo’ fino al raggiungimento dei suoi obiettivi, personali e professionali. Sviluppandone le potenzialità e migliorandone le performance, e di cui il filosofo greco è stato l’antesignano.
Una distanza spazio-temporale siderale, nella quale la parola, il dialogo e la comunicazione hanno però mantenuto tutta la loro centralità. Quella del mental coach è una figura ampiamente riconosciuta non solo in ambito professionale, ma anche sportivo. Lo sanno bene i tifosi di Jannik Sinner che, dal 2020, è seguito dall’imprescindibile mental coach toscano, Stefano Ceccarelli.
Non a caso, è un saggista statunitense e giocatore di tennis, Tim Gallwey, a pubblicare nel 1972 The Inner Game of Tennis. Un libro di sport che per la prima volta non parla di tecnica ma della parte interiore del gioco. Gallwey riassume con la formula ‘P=p-i’ il metodo del gioco interiore. La performance finale (P) è il risultato del potenziale (p) meno le interferenze (i) che ne ostacolano l’espressione.
“La stessa formula alla base del mio coaching, incentrato sul colloquio interiore e sulla comunicazione con sé stessi,” spiega Mario Guglielminetti. Che è mental coach sportivo certificato Csen, ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni. Appassionato di sport, vent’anni nel settore assicurativo e quaranta sui campi da golf, svolge la sua attività al Circolo Golf Oasi di Magliano ‘I Fiordalisi’, in collaborazione con il maestro (Pga) Paul Battisti.
“Nel golf la mente ha un’importanza preponderante: sapere come lavora e utilizzarla al meglio per raggiungere il massimo delle proprie potenzialità è fondamentale. Il nostro fisico è un insieme di muscoli: se dalla mente parte un messaggio incerto, il muscolo non sa cosa fare. Ecco perché è importante la focalizzazione ed è altrettanto importante lavorare sulle interferenze che riducono le prestazioni,” spiega.
“La neuroscienza ha dimostrato che il tarlo dell’indecisione è deleterio,” prosegue. “Non a caso il concetto che identifica il mio percorso di coaching è ‘love it or leave it’: ama quel colpo o cambialo. Ma una volta che hai deciso, amalo e vai in buca.”
Cinque volte Ironman con un passato da pallavolista, laureata in Economia aziendale e Scienze e tecniche psicologiche, un master in Amministrazione, finanza e controllo e uno in Coaching e numerose certificazioni in ambito di Programmazione neuro linguistica, Sara Taroni, autrice del workbook Costruisci la strada. Trasforma la tua vita in quella che desideri, è specializzata in sport, business & life coaching. Originaria di Forlì, oggi vive in provincia di Torino.
“Il mental coaching è allenamento mentale e il mio obiettivo è quello di allenare le persone a esprimere al meglio il proprio potenziale per ottenere il massimo nei momenti che contano,” dice. “Dopo 12 anni in Sky e dopo aver raggiunto i miei obiettivi, ho deciso di intraprendere un’altra strada mettendo insieme le mie passioni: business e sport.”
Con in più un sogno da realizzare: essere Ironman. “Un sogno che ho trasformato in realtà,” racconta. “Nel 2018 ho tagliato la finish line del mio primo Ironman in Emilia-Romagna riuscendo ‘nella sfida nella sfida’ di prepararlo in soli 9 mesi, non avendo mai praticato triathlon.” Il suo coaching si sintetizza nell’acronimo ‘PER’: professionalità/passione, eccellenza, risultati. “Una persona può avere tutti i talenti del mondo, ma ‘il lavoro duro batte il talento quando il talento non lavora duro’. Come si allena il corpo, si deve allenare la mente,” precisa.
“Ciascuno di noi, con gli strumenti adeguati, può esprimere a pieno il proprio potenziale.” In ambito business il percorso di coaching dura mediamente 5 o 6 mesi, nello sport si lavora per fasi. “In entrambi i casi,” conclude Sara, “il mio scopo è rendere le persone indipendenti.”
“Sia in azienda che nello sport, al centro del mio lavoro ci sono le persone e le persone devono lavorare per i loro sogni.” Ne è convinta Nicoletta Tozzi, cesenate, una carriera sportiva che le è valsa 9 titoli italiani assoluti nell’atletica leggera, manager all’interno dell’azienda Amadori e ora consulente nell’ambito della formazione e del coaching.
“A 35 anni mi sono iscritta alla scuola triennale di Psicomotricità e poi c’è stata la chiamata del Cesena Calcio, dove ho aperto il primo ufficio marketing della società. Successivamente, per due anni, sono stata mental coach della squadra Primavera.” Oggi accompagna gli sportivi in una fase non facile, quella del fine carriera.
“Spesso è un periodo buio,” dice, “io stessa ho vissuto una crisi di identità che si somma a un problema fisiologico perché il corpo si ribella. Un giocatore di calcio che fino a ieri era sotto i riflettori,” prosegue Nicoletta, “si trova a dover ripartire a 35 anni. Spesso è un problema sottovalutato. In ogni caso, nello sport come nella vita, fondamentale resta l’approccio mentale nella gestione dei pensieri negativi,” spiega. “Ultimamente mi capita di lavorare con giovanissimi delle scuole superiori: c’è molto bisogno di credere in sé stessi e, appunto, di sognare.”