Un tempo cuore pulsante della corte dei Duchi di Urbino e approdo delle menti più brillanti dell’epoca, oggi il palazzo continua a essere un luogo di idee, di memorie e di confronto sotto la direzione di Luigi Gallo. Già curatore di importanti progetti museali e attuale direttore della Galleria Nazionale delle Marche e della Direzione Regionale Musei.
D. Luigi Gallo, com’è raccogliere, in un certo senso, l’importante eredità di Federico da Montefeltro? Un personaggio iconico e straordinario che riuscì a creare una corte perfetta, un palazzo perfetto…
R. “In realtà non sento un vero e proprio peso. Forse in passato lo è stato per la dinastia successiva, i Della Rovere. Per i Legati pontifici, che hanno cercato di stemperare la sua presenza e affievolire la sua forte impronta lasciata attraverso cambiamenti e manomissioni. Ma questa impronta è troppo potente. La ritroviamo nelle cifre scolpite sui portali, nei raffinatissimi emblemi che ornano ogni angolo del Palazzo.
Il Palazzo è Federico da Montefeltro; così come questo principe del Rinascimento ha un’anima doppia, di condottiero e di umanista, così la sua dimora è castello e palazzo allo stesso tempo. È la sintesi della figura di Federico, una prodezza d’ingegneria e una straordinaria macchina politica.”
D. Lei viene da una città come Roma e ha studiato anche in Francia, a Parigi. Che cosa la affascina di Urbino?
R. “Le realtà che ho vissuto sinora sono state e sono tutte magnifiche a loro modo. Ma ricordo bene il mio primo incontro con Urbino anni fa, ai tempi dell’Università, quando la visitai con un amico marchigiano, Valter Curzi. Era inverno e rimasi senza parole, fui travolto dalla bellezza silenziosa del luogo, da questa ‘Città ideale’ avvolta nel freddo pungente.
Per me, come storico dell’architettura, visitare il Palazzo fu un’emozione unica. Inoltre, non esiste altro luogo come questo in cui i mutamenti delle stagioni ti danno dei veri e propri appuntamenti. Alla fine di novembre la luce dell’alba illumina il Duomo e il Palazzo di un arancione irripetibile. L’arancione che ritrovo nei dipinti di Federico Barocci, poi dopo la nebbia e il freddo torna il tepore con le rondini.
La bellezza di Urbino è una bellezza pura. Ma Urbino è come un’isola, è fatta di momenti di attesa a cui non è semplice adattarsi. Queste pause, tuttavia, ci permettono di avere gli strumenti per capire il luogo. E, in un certo senso, sei portato a diventare un tutt’uno con la città. Io ho legato il mio essere a Urbino, ed è stata un’emozione incommensurabile ricevere la cittadinanza onoraria.”
D. In questi anni, sotto la sua direzione siamo stati testimoni di una vera e propria trasformazione del Palazzo. Con grandi lavori di restauro e nuovi allestimenti. Quali sono state le difficoltà secondo lei, Luigi Gallo?
R. “Quelle che riscontriamo in tutti i grandi musei italiani. Ovvero quella di far convivere un edificio, che è un’opera d’arte a sé stante, con le collezioni che contiene, le quali spesso non nascono per quegli spazi. Occorre, ovviamente, mediare, poiché c’è un evidente ‘doppio registro’ entro cui il museo è portato a raccontare più storie.
Già i miei illustri predecessori – come Venturi, Serra, Rotondi, Dal Poggetto – si erano confrontati con questa tematica, affrontandola con la visione della loro epoca. Passando da un allestimento di gusto storicistico a uno più razionale.
Oggi il Palazzo Ducale, la Galleria Nazionale delle Marche, grazie ai fondi del PNRR è stato oggetto di importanti interventi di restauro. È stato dotato di una nuova impiantistica all’avanguardia e abbiamo cercato di creare percorsi chiari per il pubblico, con la realizzazione di nuovi allestimenti, di brevi schede ragionate. Creando poi anche zone di confort per permettere ai visitatori di vivere questi spazi in maniera diversa e di prendersi del tempo per contemplare le collezioni.”
D. I lavori hanno portato a una rilettura di alcuni ambienti e a qualche sorpresa…
R. “Il lavoro del team del museo è stato incredibile. Uno studio rigorosamente scientifico che ha portato a una rilettura degli spazi cercando quanto più possibile di restituirli all’armonia originaria. Come, ad esempio, il rimontaggio del grande lavabo della camera da letto del Duca. Un monumentale elemento lapideo smembrato nell’Ottocento, i cui pezzi erano stati riutilizzati in altri ambienti in maniera impropria e che, oggi, sono stati riuniti insieme.
Un caso a parte è lo Studiolo di Federico, quella summa di Corpo, Anima e Spirito del Duca. Qui le tarsie sono state interessate da un importante intervento volto a bloccare l’azione dei tarli, il soffitto è stato completamente ripulito e oggi mostra una cromia splendida. Si è resa poi necessaria una rilettura dell’allestimento dei ritratti degli Uomini Illustri, che ha comportato l’asportazione della trabeazione lignea, aggiunta nell’Ottocento, per consentire di collocare queste effigi rispettando le giuste distanze che dovevano avere in origine.
Quella degli Uomini Illustri è purtroppo una situazione irrimediabilmente compromessa a seguito dell’asportazione barberiniana nel Seicento, quando i ritratti furono rimossi e decurtati. Si è poi scelto di sostituire il fondo in legno su cui erano esposti i ritratti (un fondo che aveva sostituito già il precedente riallestimento di gusto storicistico di inizio Novecento), con una pannellatura dal colore neutro. Oggi lo Studiolo è tornato in una veste che consente la lettura chiara dei tre elementi che lo compongono. Le tarsie, la serie dei ritratti, il soffitto con le imprese federiciane.”
D. Non sono mancati anche una serie di importanti eventi espositivi…
R. “Sì, sono state tutte mostre che ponevano Urbino come centro, che hanno valorizzato il sito. Come Urbino crocevia delle Arti, la mostra sui depositi. Fino a quelle dedicate alle potenti figure di Federico Barocci e, in ultimo, a Simone Cantarini. Per il 2026 stiamo già lavorando a una mostra particolare, un’esposizione dedicata ai lavori che in questo periodo sono stati fatti a Palazzo.”
D. Oltre alla direzione della Galleria Nazionale delle Marche, lei, Luigi Gallo, fa capo anche alla Direzione Regionale Musei Marche, per i quali sono già stati fatti dei grandi passi in avanti…
R. “Stiamo riallestendo tutti i musei statali della Regione con importanti interventi volti all’abbattimento delle barriere architettoniche. Ogni museo è in fermento, ci sono lavori ovunque! Devo ringraziare tutti i miei collaboratori per quello che si sta facendo e per gli importanti risultati raggiunti e che si raggiungeranno nel breve periodo. Federico Zeri affermava che ‘le Marche sono il giardino d’Italia’, e io sono onorato di ricoprire il mio ruolo in questa splendida regione polifonica.”



















