Non importa che si tratti di un teatro, di una scuola o di una sala conferenze: con Franco Casadei la parola diventa protagonista e, chi ascolta, si sente toccato nell’intimo.
Bertinorese d’origine, classe 1946, vive a Cesena dove, da oltre 40 anni, è medico otorinolaringoiatra. Per lungo tempo all’Ospedale Bufalini e poi nella Casa di Cura S. Lorenzino di Cesena. Impegnato nell’Associazione Orizzonti di Cesena, ha pubblicato sei raccolte di liriche dal 2003 al 2021, quella più affermata si intitola Il bianco delle vele, vincitrice di 30 primi premi, tra cui Ungaretti, 2005; Pavese, 2013; Gozzano, 2013; Alda Merini, 2019 e 2021. Toccanti sono i versi di Bruno e Rosalba, in memoria dei fratelli maggiori annegati insieme nel 1949 in un torrente sulle colline romagnole.
Franco Casadei è tra gli ideatori de ‘La poesia nelle case’, attraverso la quale numerosi poeti sono andati nei luoghi più diversi a leggere e a parlare di poesia. “Come nella cantina del mio vinaio,” ricorda, “dove si sono ritrovati una settantina di anziani che hanno seguito con grande coinvolgimento la serata. La poesia non è solo per gli addetti ai lavori. Se di un testo poetico non resta uno stupore o un’emozione, non è vera poesia.”
Da studente del liceo classico ha amato Dante, Leopardi e Ungaretti. “Leopardi mi ha preso per la sua capacità descrittiva,” dice, “Ungaretti ha restituito alla parola la sua verginità originaria. La poesia mi ha cambiato.”
Casadei è un grande lettore, prima che scrittore e poeta. Una passione quella dei libri che ha coltivato anche nel lungo periodo in cui è stato impegnato nella sua professione di medico a Cesena.
“Ho iniziato quasi per gioco, scrivendo zirudélle e filastrocche in vernacolo romagnolo. Il mio lavoro non mi ha consentito di soffermarmi ogni volta che la poesia ‘ha bussato alla porta’. Ma non ho mai abbandonato il desiderio di scrivere e l’ho coltivato con la lettura,” racconta.
“La mia fortuna è stata avere una maestra prima, e degli insegnanti poi, che mi hanno fatto amare l’ars poetica. Lo stupore per la parola mi accompagna da anni ed è diventata un’esigenza. Mi sono ritrovato a prendere appunti,” prosegue. “A scrivere sui bordi di giornale e a raccogliere le mie composizioni legate a eventi tragici della mia famiglia, alla bellezza del creato e al mio lavoro di medico. Ogni poesia nasce come vuole: dall’ascolto di un dolore, dal guardare una cosa bella, da un lutto. Sui 50 anni ho scritto una poesia dedicata a un cassetto di casa mia, ho partecipato a un concorso e ho vinto.”
Il termine poeta, per Franco Casadei, è impegnativo.
“In un secolo di poeti grandi ce ne sono tre o quattro, noi poeti minori abbiamo il compito di educare l’animo a uno sguardo poetico su di noi e sulla realtà. Il poeta deve andare oltre l’apparenza. Quando visito una persona, ad esempio, cerco di guardarla come se fossi io e la poesia mi ha permesso di avere un’attenzione sull’altro, sia nella mia professione sia nella quotidianità.”
Franco Casadei ha realizzato anche una raccolta dal titolo Nostro fratello Giuda – il Vangelo in poesia, testi che ripercorrono il tragitto dall’Annunciazione all’Ascensione. “Colpito da un incontro con una badessa che, alla domanda sul destino di Giuda, ha dato una risposta per me inattesa, ho iniziato a scrivere attingendo al Vangelo.”
Ultimamente Casadei ha dato alle stampe Perle(?) e pirlate(!). Aforismi, paradossi, patacate, libro che rivela un angolo fin qui taciuto della sua personalità, proponendo un patrimonio di ‘strafalcioni’ divertentissimi riguardanti l’alfabeto dei pazienti, in una commedia esilarante per il succedersi delle ‘patacate’. “La poesia è un’arte affascinante,” conclude Franco Casadei. “Ogni volta la incontriamo, porta con sé qualcosa che ci riguarda. Speriamo che, nel tempo, diventi sempre più accessibile a tutti.”