Marlù: da sogno a successo

di Lucia Lombardi, foto Riccardo Gallini
Il sogno del brand Marlù Gioielli continua con successo
Disegnare, progettare eticamente un nuovo concetto del bijoux, è il punto di arrivo di tre sorelle, che da 20 anni inanellano consensi grazie alla capacità di creare dialogo intergenerazionale, attraverso i messaggi positivi che diffonde il loro brand, Marlù.

Frutto della crasi tra i nomi di Marco e Lucia, figli di Morena, la più grande delle sorelle Fabbri dalla quale tutto è scaturito, “questa azienda nasce dalla risoluzione di un problema momentaneo,” che ha portato la creativa del gruppo a reagire e a coinvolgere nel suo sogno Monica e Marta.

“Ero stata licenziata da una azienda del settore perché incinta del secondo figlio, così ho deciso di mettere a frutto il mio bagaglio e creare qualcosa che mi corrispondesse,” spiega con delicata energia Morena. “Infatti nel progettare i modelli delle nostre collezioni ho riposto la risoluzione alle esigenze di esercenti, rivenditori e clienti finali.

Ascolto e osservo il mercato, in cerca di escamotage pratici e innovativi,” di soluzioni che includano messaggi etici dal design contemporaneo creando un dialogo tra le parti, per una gioielleria italiana prêt-à-porter pensata per lei e per lui, che vede più di 3.000 elementi progettati in 20 anni, con circa 10 collezioni l’anno che presentano dai 20 ai 40 prodotti.

Incontriamo le tre imprenditrici nel loro quartier generale, a San Marino, dove si passano parola tra loro, poi si ascoltano, una finisce il discorso dell’altra, sorridono, annuiscono, si impensieriscono, mentre cercano una posizione attorno al tavolo trasparente, come loro.

In questa sede privata fuori da occhi indiscreti, piano piano si lasciano andare anche se qualche dipendente rimane in ascolto dentro la stanza. Sono delle donne rimaste semplici, dirette, concrete. “Nulla arriva per caso,” chiosa Monica, l’esperta di marketing, ma “con l’aiuto di tutti” sono arrivate a 9 negozi diretti Marlù a cui si aggiungono 38 store della rete franchising (quindi 48 negozi monomarca) e oltre 1.500 corner e space nei negozi multibrand distribuiti in ogni regione italiana.

“Il gruppo vanta 160 collaboratori, in cui comprendiamo oltre a chi sta in azienda anche agenti, imprenditori, visual.” Il loro primo negozio di proprietà è stato aperto a Riccione, altri 8 sono in apertura e 15 previsti per il 2023. “Si prova orgoglio a dare lavoro, addirittura internamente c’è anche qualcuno con cui siamo cresciute, e nutriamo un grande senso di responsabilità nei loro confronti,” afferma Marta, la più giovane, quella che si occupa di comunicazione.

“Tutto nasce e si sviluppa all’interno dell’azienda: creatività, idee, logistica, anche i collaboratori esterni passano da qui. Le decisioni le prendiamo assecondando le esigenze del momento, e tutto viene riletto in chiave Marlù.”

Contratti e benessere aziendale consentono la maternità senza problema e gli orari di lavoro sono sempre costruiti in base alle esigenze di una donna/madre. La parità salariale è completa. Stessa mansione, stessa retribuzione, stesse opportunità di crescita e carriera.

Del resto, queste sono le scelte valoriali e imprenditoriali delle tre sorelle Fabbri. La responsabilità sociale per loro deve sempre essere concreta e reale. 

Il loro successo lo ha decretato il mercato, così come i programmi televisivi di cui sono partner, Amici di Maria De Filippi in primis. 

Ma un riconoscimento inaspettato di grande valore morale è arrivato da Roma, attribuitogli a fine 2022 durante la cerimonia tenutasi a Villa Laetitia: si tratta del Premio Mede@ per il settore imprese e industria, alla presenza della madrina Anna Fendi e ricevuto dalle mani della presentatrice Simona Gobbi e dell’attore Edoardo Sylos Labini.

Ricevuto per l’impegno etico con cui da anni la comunicazione di Marlù affronta temi e problemi sociali. Nel suo intervento, Marta Fabbri ha sottolineato la forte responsabilità che lei e le sorelle sentono ogni giorno, sia nel fare comunicazione – sui media, online, negli store, nell’organizzazione di eventi – sia nel disegnare e distribuire gioielli che esprimono messaggi, significati, valori, emozioni.

“Una responsabilità che tutte le aziende dovrebbero sentire,” sottolinea ancora Marta, “perché chi fa impresa ha il privilegio di rivolgersi ogni giorno a migliaia di persone.” 

Il loro pubblico è trasversale, abbraccia genitori e figli, perché i loro sono prodotti democratici, arrivano in maniera diretta riuscendo a far emergere i sentimenti di tutti, in maniera sempre coerente e attuale. I followers del brand sammarinese su Instagram sono 140.000 e 108.000 su Facebook.

Inoltre Marlù collabora con i giovanissimi youtuber ed è seguitissimo sul canale TikTok. I negozi sono ‘interattivi’, pensati quali piattaforme di sperimentazione. Il 2023 vedrà le sorelle Fabbri impegnate a portare il loro brand in tour in giro per l’Italia “con al centro le famiglie, sviluppando temi rivolti al sociale.

Desideriamo che le persone si incontrino di persona, nel mondo reale e non solo nel virtuale, incrociando generazioni diverse. I temi che il brand porta avanti sono continuativi, utili ad aiutare le associazioni, creando vicinanza con il territorio circostante, sia dell’azienda madre sia degli store e dei franchising.

Con il ricavato delle vendite vengono sostenuti e realizzati progetti e iniziative dell’associazione di volontariato che opera presso l’ospedale di Rimini, per aiutare i bimbi nati prematuri e le loro famiglie: La Prima Coccola.” “Abbiamo scelto di offrirgli un sostegno costante nel tempo,” spiega Marta.

“Anche con Il Colore del Grano – centro di assistenza e spazio educativo per disabili – abbiamo instaurato una fitta collaborazione che permette ai ragazzi down di interagire con l’azienda attraverso attività utili allo sviluppo della loro manualità.

Alcuni dei nuovi progetti per il 2023 sostengono il calcio femminile sammarinese e il reparto di cardiologia di San Marino. I messaggi dei nostri bijoux,” continua, “quelli che diffondiamo attraverso i nostri canali, li usiamo come motivazione personale in primis per noi stesse, poi per incoraggiare il prossimo. Tutti noi abbiamo bisogno di essere stimolati e supportati.”

Si sentono delle mecenate. “I nostri collaboratori hanno piena possibilità di esprimersi, fare, mettere in campo nuove idee, così come ognuna di noi usa la creatività nel proprio settore. Non essere troppo burocratizzate e in grado di cambiare idea e posizione in fretta rende la nostra azienda dinamica, pronta a rimettersi in gioco.

La staticità e pensare di essere arrivati distruggono l’impresa,” affermano, sfilandosi le parole di bocca l’una con l’altra. “Così abbiamo imparato a rispettarci, a darci spazio, ognuna di noi si affida alle scelte altrui. Siamo passionali e dirette. Un filo permalose ma ce la facciamo passare, senza nutrire rancori.”

La loro ricetta per durare nel tempo è “l’essere visionari, senza esserlo non si evolve. Marlù invita a sognare, e a non smettere mai di farlo.” 

Sopra, Marta Fabbri ritira il premio Mede@. Seguono, le sorelle Morena, Monica e Marta Fabbri, cofondatrici di Marlù.

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