Oriana Casadei, sapore di casa

Un fiume in piena, largo e profondo. Ma anche placido verso la meta. È così che appare Oriana Casadei quando racconta delle Cucine Popolari di Cesena. Né ristorante, né mensa, né consumo del pasto con gli occhi nel piatto, né cibo e basta, né mero esercizio culinario, né spesa quotidiana secondo canoni usuali, né solo slalom tra padelle e piatti da rigovernare puntando all’ordine necessario. 

Dietro ad ognuna di queste azioni c’è l’anima imprescindibile di un progetto che fa deragliare ogni ovvietà e lei, presidente di una delle più riuscite operazioni di sintesi tra bisogni e volontariato, le mette in fila con passione e rigore. Basta ascoltare. 

“Sono approdata alle Cucine Popolari stimolata da Elena Baredi,” dice. “Amica, vicina di quartiere e sodale in iniziative all’interno della scuola, oggi assessore comunale, in passato sempre impegnata in politica. Elena, nell’estate del 2021, ha raccolto attorno a sé una quindicina di persone e ha raccontato loro di questo suo progetto che aveva già un esempio a Bologna. Io sono stata tra quelle.” 

Insegnante di Lettere che ha concluso il suo percorso attivo nel 2009, Oriana Casadei ha accettato di mettere a disposizione la sua energia, tutt’altro che residua, anche per ridare vitalità ai suoi giorni. E stemperare la mancanza del compagno di una vita, il marito Otello Orlandi mancato (e poco dopo anche la madre) cinque anni fa, che le ha lasciato un figlio di 40 anni, Giacomo, anche lui ingegnere come il padre. 

“Ho avuto altre esperienze di volontariato ma non con la continuità e l’impegno richiesto dalle Cucine. Però,” aggiunge, “davanti a quel progetto ero rimasta incredula. Mi sembrava irrealizzabile. Ma non mi sono tirata indietro e sono stata tra le sette persone che hanno dato vita all’associazione. Elena si è tenuta fuori volutamente, per non incorrere in situazioni di incompatibilità con i suoi ruoli politici, e io ne sono diventata presidente. Ma la creatività e il supporto di Elena non sono mai venuti meno.”  

Il 14 febbraio 2022, come un dono d’amore alla città in occasione di San Valentino, le Cucine Popolari hanno acceso i fornelli. E con un bel salto di tempo e di evoluzioni siamo ad oggi, alla boa dei tre anni di vita. Pochi sul calendario, tanti se si guarda a come si sono radicate sul territorio. 

“Ai nostri primi appelli,” racconta Oriana Casadei, “la città ha risposto compatta. Tutte le attrezzature necessarie, dai fornelli, ai frigoriferi, agli abbattitori, alle stoviglie, ci sono stati donati, altro ci è arrivato, in fondi, da un crowdfunding.” Le derrate necessarie vengono in parte donate dalle aziende del territorio e in parte acquistate. “A questo proposito,” dice Oriana Casadei, “mi piace citare l’azienda agricola E’ Carnàz. Che dalla terza settimana dal nostro avvio non ci ha mai fatto mancare gratuitamente verdura fresca.” Si è trasformata in opportunità persino la grande tragedia dell’alluvione che ha sommerso la sede fino al soffitto: le donazioni hanno contribuito largamente al ripristino del tutto.”

Basterebbero i numeri a certificare il successo delle Cucine se non ci fossero anche gli occhi di chi, un tempo tra gli invisibili, oggi si siede a tavola. Niente bicchieri o piatti di carta ma una vera tavola di famiglia con tanto di tovaglia ad allegri quadretti rossi. Come chi si ritrova tra amici e mangia conversando, se crede, con chi gli siede accanto.

Paghi se puoi, mangi ciò che vuoi’. Che dire di più oltre a quello che appare uno slogan ma è la pura realtà? Non sono solo bisognosi quelli che vanno alle Cucine Popolari (oggi ancora ospiti sotto una delle strutture della casa di riposo Don Baronio in via Niccolò Machiavelli 40) ma i tanti che ne fanno proprio lo spirito e pagano per sé e per qualche altro commensale. 

I numeri, si diceva: 160 pasti al giorno, 70 posti a tavola da giostrare su due turni, 200 volontari. “All’inizio non avevamo più di 35 ospiti e aprivamo due giorni la settimana,” dice la presidente. “Oggi siamo aperti per cinque giorni, alternando pranzo e cena, con una ricca colazione la domenica.” Che aggiungere se non che si mangia molto bene e che fioccano le iniziative pubbliche e private che scelgono le Cucine come location di eventi che portano in cassa altre risorse. 

Il prossimo step è il trasloco dall’indirizzo attuale in affitto a quella identificata con la sede dell’associazione Hobby Tre, davanti all’ippodromo. “Per l’allestimento della nuova sede abbiamo riservato 150.000 euro,” dice Oriana Casadei. “Il Comune, proprietario dello stabile, ce ne ha chiesti altri 50.000. Il preventivo è di 900.000 euro.” Il Comune metterà ciò che resta da circa altri 300.000 euro reperiti in vario modo.

Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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