Samuele Rosa: visione globale

di Lucia Lombardi
Dalla Riviera alla scena economica mondiale
Da Riccione a Washington, passando per Bruxelles e Francoforte: quella di Samuele Rosa, classe 1969, è la storia di un talento cresciuto tra le onde dell’Adriatico e approdato ai vertici delle istituzioni economiche internazionali.

Oggi Samuele Rosa segue programmi di aggiustamento strutturale nei Paesi in via di sviluppo. Bocconiano, con esperienze in Commissione Europea, BCE e dal 2001 al Fondo Monetario Internazionale (FMI). Un percorso globale costruito con rigore, ma che non ha mai reciso il legame con la sua Romagna. 

Il suo percorso europeo e internazionale ha influenzato la sua visione dell’economia: “Premetto che le opinioni espresse non riflettono necessariamente quelle del FMI. Fin dalla tesi sui differenziali di crescita tra regioni ho compreso che gli esiti economici non dipendono solo da variabili tecniche. Contano la storia, le istituzioni, il grado di fiducia e di cooperazione dentro una società.

Lavorando su Paesi con fragilità diverse, ho visto quanto la qualità del capitale umano e sociale sia spesso decisiva quanto la disciplina di bilancio. Questa consapevolezza mi ha tenuto lontano dalle semplificazioni e mi ha reso attento alle condizioni iniziali, ai vincoli e alle libertà di ciascun popolo. Tutto questo, in fondo, è molto romagnolo: lì impari che il valore nasce dall’incontro tra persone, non solo da equazioni eleganti.” 

Rosa non aveva assolutamente immaginato una vita all’estero. “Perfino gli anni a Milano mi erano costati. Mi mancavano il mare, la luce, i colori del cielo che cambiano con le stagioni. E soprattutto la schiettezza romagnola, quel modo diretto e affettuoso di stare al mondo.

Mio babbo, imprenditore di Coriano, mi ha trasmesso il gusto dell’incontro. Ricordo come parlava dei suoi collaboratori e clienti, convinto che un rapporto vero fosse una parte essenziale del lavoro. Mia mamma Ingmarie, svedese, aveva portato in casa un’altra sensibilità. Rigore, cura, insieme a un talento sorprendente per la cucina, imparato osservando mia nonna Nilde, di Cattolica, che se n’è andata quasi centenaria senza svelare il segreto del suo ragù. A tavola ho imparato che ascoltare gli altri è una forma di conoscenza.” 

Ogni estate, Samuele Rosa torna in Romagna con tutta la famiglia, “siamo in otto: io, mia moglie Ingrida – lèttone, macroeconomista, con una dedizione straordinaria ai nostri sei figli – e i ragazzi. Ogni anno investiamo tempo e risorse per tornare. Ma per me non è una vacanza: è ricordarmi da dove vengo,” svela Rosa.

“Lì ritrovo il mio orizzonte umano. E rispondo con piacere agli inviti del Meeting di Rimini o degli amici del Rotary: è importante restituire, aprire discussioni, mettere in comune esperienze che altrimenti rimarrebbero chiuse nei corridoi delle istituzioni internazionali.” Nonostante la vita frenetica, è riuscito a mantenere i rapporti con gli amici di sempre.

“Con Alessandro, il migliore amico, ho un legame intatto: basta una telefonata e riprendono le nostre battute feroci. La sua famiglia è di bravissimi albergatori e, anche grazie a lui, ho sempre guardato con ammirazione all’ospitalità romagnola, una scuola di umanità e di professionalità che ha fatto grande il nostro territorio.”

Rosa ha vissuto in prima linea la nascita dell’euro, racconta: “L’euro è un atto di fiducia reciproca, un esperimento politico prima che tecnico. Le crisi degli ultimi anni hanno rivelato quanto sia necessario un gradiente democratico più forte: non si può chiedere alla sola tecnocrazia di sostenere un progetto così ambizioso. Le identità dei popoli non vanno rimosse, ma integrate. Solo così l’Europa può affrontare le sfide globali senza perdere la sua anima. Conciliare rigore e tutela dei più fragili è una questione centrale,” continua.

“I programmi di aggiustamento hanno l’obiettivo di ristabilire stabilità e sostenibilità macroeconomica, ma la loro efficacia dipende dalla capacità di proteggere la spesa sociale, soprattutto sanità ed educazione. Senza questi pilastri, ogni riforma rischia di generare disuguaglianze che poi ostacolano la crescita stessa. Il dialogo con i governi è continuo: gli interventi devono essere calibrati, realistici, coerenti con il contesto istituzionale e politico. L’economia funziona quando le persone percepiscono equità e possibilità.”

Affinché la crescita sia davvero sostenibile serve “una biodiversità d’impresa autentica. È essenziale che coesistano modelli diversi: imprese orientate al profitto, imprese familiari, imprese radicate nel territorio. Questa pluralità riflette sensibilità differenti e rende il sistema più resiliente. È un tema strutturale, spesso più importante della sola redistribuzione: riguarda la qualità dell’ecosistema economico, la sua capacità di innovare e restare umano.”

Samuele Rosa: visione globale
In queste foto, Samuele Rosa, economista presso il Fondo Monetario Internazionale.

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