Bimota: ritorno al futuro

di Emilio Salvatori e Cristina Zol, foto Fabrizio Petrangeli
Bimota KB998 ‘Rimini’ è la nuova Nata Dall’incontro Con Kawasaki
‘Rimini’, difficile trovare condensato in un sol nome l’intera storia di una casa motociclistica che con le sue creazioni, da cinquant’anni, ha fatto sognare il mondo degli appassionati delle due ruote e della velocità.

È la Bimota KB998 ‘Rimini’. Nata dall’incontro con Kawasaki, la casa giapponese che dal 2019 detiene la maggioranza del pacchetto azionario della Casa riminese, sostituirà la plurivittoriosa Kawasaki ZX-10RR – sei consecutivi i mondiali all’attivo. Debuttando nel campionato mondiale di superbike con il Bimota by Kawasaki Racing Team.

È un’apertura incommensurabile di credito da parte di una delle case motociclistiche più importanti al mondo per la casa riminese nata nei primi anni ’70 in via del Crocifisso, a cui vengono affidate le proprie ambizioni sportive nel confronto con una concorrenza – dalla Ducati e BMW, in primis – più che mai agguerrita nel contendersi i gradini più alti del podio del Campionato Motul FIM WorldSBK 2025

Ma forse, anche una dichiarazione d’amore per la scelta, che ancor più stupisce, di dedicare questa nuova moto – che per tanti motivi segna una vera e propria svolta per entrambe le case motociclistiche – alla città di Rimini. Una scelta che, assieme a quella del bianco e rosso sulle carene, è capace di raccontare di una genesi e al contempo di un futuro.

L’abbiamo vista in anteprima visitando lo stabilimento Bimota negli spazi di Cerasolo Ausa che, ormai da qualche tempo, hanno sostituito quelli storici di via Giaccaglia. Entrando nel sancta sanctorum molte domande trovano una risposta. Uno dopo l’altro prendono forma sui banchi di montaggio i primi 125 esemplari della KB998. Che diverranno 250 entro la fine del 2025 per poi essere raddoppiati nel corso del 2026, per raggiungere i numeri necessari richiesti dal regolamento per correre nel World SuperBike

Accanto alle KB998, gli altri modelli della casa riminese come la Tesi H2, la Tesi H2 Tera, la KB4, la KB4RC. Ma l’artigianalità sarebbe poca cosa se non fosse accompagnata dalla passione, dall’estro creativo che ha accompagnato fin dalla sua origine la casa riminese. Da quando cioè Massimo Tamburini trasformò quello che era rimasto della sua Honda CB 750 Four, distrutta alla curva della Quercia di Misano nel settembre del ’72 nel corso di una sfida con gli amici, nel primo esemplare della specie. L’HB1.

Il dado è tratto. E con esso il futuro di un’azienda specializzata in impianti termotecnici. Nata sull’onda del boom economico che ha attraversato la Riviera negli anni ’60, divenne l’icona motociclistica mondiale delle corse.

L’ingresso dell’azienda, dove fanno straordinaria mostra di sé modelli entrati nel mito, Tesi 1D, Tesi H2, Tera, Tesi 3D, è lo straordinario incipit di una storia apparentemente lontana ma attualissima. La Tesi, ad esempio. Siamo nell’autunno dell’82 quando bussano alle porte di Bimota due giovani studenti riminesi, Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini, col loro progetto di una moto, diciamo, ‘inusuale’, la base di quella che poi sarà la propria tesi di laurea.

Non è scontato trovare porte aperte e orecchie disponibili ad ascoltare i sogni di due ragazzi. Ma il primo prototipo della Bimota Tesi sarà presentato in anteprima mondiale al Salone di Milano nel novembre del 1983. Oggi Pierluigi Marconi è il Chief Operating Officer di Bimota e il padre della KB998 ‘Rimini’. Ma affacciandosi negli spazi più nascosti dell’azienda si capisce che quel filo di geniale follia non si è mai spezzato. Ad esempio con la scelta di realizzare un telaio a traliccio composito di acciaio e di alluminio. 

“La parentela con la Kawasaki Ninja ZX10-RR,” ci conferma l’ingegner Marconi durante la visita, “si ferma a motore ed elettronica, ma il resto è inedito.” Un telaio che nasconde poi mille altre soluzioni che ne fanno un prodotto unico. Come la possibilità di modificare, attraverso eccentrici e boccole, la posizione del motore all’interno del telaio, l’altezza del perno forcellone. E anche la geometria dello sterzo anteriore.

Tutte soluzioni tecniche – così come le alette aerodinamiche mobili di cui, unica tra le moto SBK, la KB998 è dotata – sviluppate sulle piste su cui la Bimota ‘Rimini’ è nata. Perché, come ci racconta Pierluigi Marconi, “le gare sono nel dna di Bimota quindi, per noi, era davvero importante tornare nel WorldSBK. Siamo felici e pensiamo sia cruciale rientrare nelle competizioni.” E noi con loro.

Pubblicato su Rimini IN Magazine 01/25, chiuso per la stampa il 31/03/2025

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