Al suo attivo, Carlo Pagnini ha decine – forse centinaia – di presenze sui più diversi palchi del territorio che ha iniziato a frequentare da piccolissimo. Così come di partecipazioni a film amatoriali pluripremiati, produzioni televisive e cinematografiche.
Le sue opere letterarie sono pubblicate in libri, raccolte in dvd e supporti audio, tra cui ci piace segnalare Sa un fil de luc. Un prezioso lp in vinile con componimenti poetici, introdotti e commentati in voce dal professor Antonio Brancati. Oltre a numerosi cd.
Tra i prestigiosi premi ricevuti, nella motivazione del conferimento del Sigillo d’Ateneo che l’Università di Urbino gli ha consegnato nel 2023, il rettore Giorgio Calcagnini scrive di lui: “Una scrittura depositaria di un passato mitico. Che si stempera in lusus linguistici, erede di quell’Odoardo Giansanti (Pasqualon) che aveva segnato un’epoca nella Pesaro di fine Ottocento e di inizio secolo.
Una fedeltà, quella di Carlo Pagnini, lunga novant’anni e disseminata di riconoscimenti in campi diversi, ma tutti convergenti nel delineare un personaggio versatile. Emblema di un luogo che meritatamente si avvia a diventare Città della Cultura 2024.”
Le umili origini di Carlo sono anche la ragione della sua sconfinata modestia. “Non conosco il Pagnini di cui parlate voi,” commenta sorridendo. “Il Sigillo di Ateneo, i numerosi riconoscimenti che ho ricevuto, mi sembrano tanti, troppi forse.
Ho iniziato a 11 anni a inventarmi qualcosa per rallegrare la mia mamma che era rimasta vedova ed era impegnata a tirare avanti la famiglia al meglio. Da una parte era un discorso anche egoistico: farla stare bene significava molto per noi. Quando sono riuscito a farla ridere non ho più smesso.” L’ironia e il sorriso possono davvero salvare il mondo.
“Ognuno di noi ha i suoi guai, c’è tanto marciume intorno e quello che ho fatto in tutti questi anni è stato cercare di fare stare bene gli altri. Ricordo i miei amici che mi aspettavano per farsi raccontare una storia da me: prendevo un po’ di verità e la mischiavo con la fantasia. Ancora oggi, rileggendo quelle storie, faccio fatica a separare il vero dall’inventato, dove finisce la verità e inizia la fantasia.”
Di sicuro Carlo Pagnini ama la sua città. “Ho girato in lungo e in largo questo territorio, ho recitato in tanti teatri, ma anche in mezzo alle strade, compreso un camion frigorifero! Sono felice di come Pesaro mi ami, perché io non la cambierei con nessuna città al mondo e sono felice che Pesaro Capitale della Cultura non abbia dimenticato il dialetto, le sue radici.
Sul palco della piazza, con un’altra grande autrice pesarese come Franca Mercantini, abbiamo visto divertirsi tante persone e questo è importantissimo.” Di dediche alla sua città Carlo ne ha fatte tante, ma ci sono dei versi che sono stati utilizzati anche nell’introduzione del videoclip della canzone Pesaro città d’amare nel 2019, tratti dalla sua poesia L’invocazion, che descrivono perfettamente l’amore corrisposto di Carlo per Pesaro.
“Bela e cheta sta cità,//stesa com un gran pascià//a bracc apert tra le colén//morbid com’è tant cuscén//la i è par j innamorèd//de stle piazz e de stle strèd,//un’abracc tant afetiv//da sentil ardent e viv.//Maché me a ve dirò//Ch’a stém bèn un gran bel po’.”