Gianni D’Elia tra sogno e azione

di Elisabetta Marsigli, foto Luca Toni
Il poeta dell’impegno civile
Poeta, scrittore e grande intellettuale pesarese, Gianni D’Elia ha saputo raccontare la nostra contemporaneità con profonda sensibilità. D’Elia è il poeta dell’impegno civile e, oggi più che mai, si ritrova a scrivere del sentimento di precarietà storica di una generazione intera, restituendo l’osservazione di questa realtà in tutta la sua criticità. 

È uscito La sorella del sogno (Sossella Editore) di Gianni D’Elia. Il titolo è stato ispirato da alcuni versi di Baudelaire che parlano proprio della necessità di unire all’utopia, cioè il sogno, l’azione. Quindi la sorella del sogno è una perifrasi per dire l’azione poetica, ma anche l’azione politica e l’azione umana.

“In un verso de Il rinnegamento di San Pietro, poesia 118 dei Fiori del male che cito anche all’inizio del libro,” dice. “Baudelaire scrive ‘ah si quanto a me/ me ne andrò volentieri da un mondo/ dove l’azione non è/ la sorella del sogno’, quindi la sorella del sogno è l’azione.” 

Questo ultimo libro di D’Elia raccoglie 7 anni di ‘diario’. O, come dice l’autore stesso, “di un album, con dei capitoli quasi filmici, cinematografici, in cui si raccontano esperienze private, pubbliche, sociali, storiche, di memoria, familiari, amicali. E ci sono varie sezioni dedicate e anche intrecciate a questi temi complessivi.

L’album ha un riferimento anche iconografico, cioè parla di immagini, e molte poesie sono microfilm, sequenze. Il libro comincia col prologo al teatro vivente, la vita che viviamo, appunto, il teatro vivente.”

Ma la poesia, per D’Elia “ha una responsabilità storica. Non è solo la poesia che conta, ma la coscienza della poesia che impone al poeta di avere un confronto con il mondo, con il potere, con l’ideologia dominante e non solo con l’intimità, la cifra della poesia che oggi va per la maggiore.”

Le armi dei poeti sono le parole e per D’Elia “non si può parlare di cultura se non in rapporto alla storia. E allora la prima domanda che mi faccio è: che fase storica stiamo vivendo? E di quale cultura ci sarebbe bisogno? Oggi ci troviamo di fronte a una storia rovesciata come un guanto. Tutte le speranze di liberazione sono diventate terrore di oppressione e di restaurazione, di reazione. Solo che non c’è quasi nessuno che è in grado di spiegare questo movimento. Perché siamo così legati alla quotidianità, alla cronaca, al botta e risposta senza pensare.” 

Nella recente opera dello scultore Paolo Icaro Meteorite Gemello creata per Pesaro Capitale italiana della cultura 2024, e sistemata in due luoghi chiave della città, poesia e arte si miscelano poi in un simbolico rimando di sguardi. Un dialogo intenso. Sottolineato dai versi di Gianni D’Elia tratti dalla poesia L’oro di Pesaro, composta per l’occasione dal poeta. I due versi (“Spezziamo un pan di pietra alla parola… Al verde meteorite della rima…”) sono scolpiti sui lati delle due sculture a contatto con la terra, invisibili allo spettatore. Come le radici dell’albero che forniscono linfa e nutrimento.

Secondo D’Elia “L’oro di Pesaro è l’arte, è la cultura, è quest’aria in cui vivono ancora Rossini, Raffaello e Leopardi, perché gli atomi epicurei continuano a cadere e gli atomi e il respiro dei geni dell’arte sono ancora qui tra noi,” dice.

“La poesia L’oro di Pesaro è una sorta di dialogo a due voci tra la bellezza e la verità, l’ho dedicata a Paolo Icaro che è un uomo di poesia, perché la sua scultura è molto leggera ma profonda, e la poesia tiene insieme le cose che non stanno insieme.”

Pubblicato su Pesaro IN Magazine 02/24, chiuso per la stampa il 29/11/2024

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