Nel grande spazio di IdentifAI Labs di oltre 300 mq, appena inaugurato in viale Europa, a Cesena, tutto è disegnato per trasmettere questa dualità. E per far capire lo scopo stesso della startup tecnologica: sviluppare software in grado di smascherare i deepfake (immagini, audio e video generati con l’intelligenza artificiale spacciati per veri a scopo di disinformazione o di truffa).
Appena entrati, si apre un corridoio, una soglia tra artificiale e reale. Le pareti sono scandite da monitor con ritratti generati dall’intelligenza artificiale. Ogni settimana cambiano, come in una piccola mostra in continuo movimento che racconta, meglio di mille parole, la velocità con cui le AI imparano a replicare l’essere umano. Le imperfezioni della pelle, la luce negli occhi, la spontaneità di un sorriso.
Ci sono anche i volti degli influencer virtuali, che hanno già profili social popolati da follower, come quelli in carne ed ossa. Il corridoio rappresenta la finzione, il territorio del dubbio, mentre le sale che si aprono oltre sono i luoghi della chiarezza, della luce. All’estremità del corridoio, campeggia il payoff dell’azienda. Find origin (risali alla fonte dell’immagine), un invito e una promessa in un’epoca in cui sarà sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è verosimile, ma falso.
“La storia di IdentifAI comincia proprio da un’immagine,” spiega Marco Ramilli, presidente e fondatore dell’azienda insieme a Marco Castaldo. Tra i principali esperti di cyber security e di intelligenza artificiale a livello internazionale.
“Era il 2023. La foto del Papa con un piumino da rapper fece andare in tilt i social network. Sembrava autentica, eppure era un falso generato con l’AI. Quando è arrivata la smentita del Vaticano, la gente ha continuato comunque a dividersi tra favorevoli e contrari. In quel momento ho capito che il problema era più profondo. Online leggiamo, ci informiamo.
Quello che guardiamo ha la capacità di suscitare in noi emozioni, plasmare le nostre idee, farci cambiare opinione. Se quel contenuto è falso, viene messa a rischio la nostra capacità di distinguere la realtà dalla finzione e questo è molto pericoloso. Ogni persona ha il diritto di sapere se quello che ha davanti è vero oppure no. Da qui anche il nostro nome. Che vuol proprio dire: ‘identificare i contenuti generati da AI’. E uno dei nostri motti ‘We stand for truth’.”
Oltre il corridoio, si apre la Home, un grande soggiorno con zona living, divano e TV. Uno spazio dove trascorrere il tempo di lavoro in un modo informale, privilegiare la relazione, lo stare insieme, trovando appagante quello che si fa. Qui il messaggio è chiaro: la tecnologia non sostituisce le persone, ma le riunisce per trovare soluzioni al suo utilizzo malevolo. Tutto è in colori neutri e morbidi – tavoli, sedie, pouf, superfici in legno chiaro – in contrasto con elementi scuri.
Sopra un camino moderno, un grande monitor che a prima vista sembra una televisione. In realtà è il punto dove si proiettano le immagini durante le riunioni, un portale di idee più che di intrattenimento. Negli arredi, nella grande luminosità data anche da grandi finestre, si percepisce un tocco tutto femminile. Quello dell’architetta Anna Iuliano, napoletana trapiantata a Cesena, che ha curato la ristrutturazione di questi ambienti, un tempo sede del dipartimento di Architettura dell’UniBo. E che da anni lavora tra spazi di lavoro e residenze con un approccio sensoriale e relazionale insieme.
Accanto alla Home, c’è una sala di rappresentanza a disposizione dei clienti che sono distribuiti in Spagna, Francia, Inghilterra, Emirati. Il tavolo ampio, le sedie di design e il grande lampadario disegnano una geometria elegante e leggera, affacciata sui mattoni rossi dell’ex zuccherificio.
Nella Home cesenate – le altre sedi dell’azienda sono a Londra (divisione commerciale) e a Milano – c’è anche una stanza-foresteria per i colleghi operativi da altre parti d’Italia e d’Europa che si aggiungono alla ventina di persone (soprattutto ingegneri informatici e sviluppatori, tutti laureati a Bologna) che lavorano in sede e che potrebbero diventare 40 entro due anni.
“Non si tratta solo di lavorare insieme, ma di creare qualcosa che da soli non sarebbe possibile,” dice Ramilli. “Qui due più due fa cinque.” Due giorni alla settimana si può lavorare in smart working, ma alla fine molti preferiscono lavorare dalla Home piuttosto che da casa.
Oggi IdentifAI, che ha già raccolto quasi 8 milioni di euro di capitalizzazione (nel capitale ci sono, tra gli altri, United Venture, Nerio Alessandri, la famiglia Martini e la famiglia Fago) scansiona centinaia di migliaia di contenuti ogni giorno.
Il software sviluppato è stato utilizzato anche da NewsGuard (la piattaforma internazionale che si occupa di disinformazione online) per smascherare una fake news su Donald Trump, e viene impiegato da banche e assicurazioni per verificare le identità dei loro clienti; da giornalisti e televisioni alle prese con contenuti di cronaca a rischio falsificazione. Un’azienda che guarda lontano – ed è già tra le top 10 tech company al mondo – unendo il business a un’idea più alta e luminosa di futuro.




















