Così Simona Andreani, erborista e guida ambientale, introduce la figura di Nicola Gambetti. “Non era uno stregone. Era un uomo di scienza, di fede e di straordinaria umanità.”
È il protagonista del libro Nicola guaritore. Una vita per gli altri. Scritto a più mani con Manlio Flenghi, Lorenza Bonifazi, Alice Cesarini e Luciana Romanelli, pubblicato da Botticelli Novafeltria, 2025. Un’opera nata da anni di ricerca e passione, per riportare alla luce la vicenda di un uomo capace di coniugare conoscenze mediche e tradizione popolare, vissuto in Alta Valmarecchia tra il 1832 e il 1921 nell’antico e misterioso palazzo di Monterotondo.
D. Simona, perché oggi è importante raccontare la storia di Nicola Gambetti?
R. “Perché non è solo una figura storica, è una memoria viva del territorio sul quale ancora aleggiano storie tra verità e fantasia. In lui si incarnano una sapienza antica e una visione moderna della cura che parlano ancora oggi.
Abbiamo voluto restituirgli dignità storica, andando oltre la leggenda: Nicola era un uomo che ha dedicato interamente la sua vita alla cura dell’altro, gratuitamente, mettendo a disposizione il proprio sapere, le sue erbe, la sua casa e perfino il suo patrimonio.”
D. Il titolo del libro parla chiaro: Una vita per gli altri.
R. “Assolutamente. Nicola proveniva da una famiglia di farmacisti e notabili, ma a un certo punto ha smesso di vedere la medicina come fonte di reddito. Le sue cure non erano vendute, erano donate. E questo non per carenza di mezzi, ma per scelta. Aveva un dono – forse ricevuto, forse coltivato – che lo ha spinto a mettere tutto se stesso al servizio delle persone.”
D. Quali erano le sue conoscenze e come le applicava?
R. “Aveva un sapere vastissimo. Sapeva preparare medicamenti con erbe spontanee, ma usava anche spezie e resine provenienti da lontano – mirra, aloe, incenso, pepe di Cubebe – che ci parlano di una rete di scambi e di una cultura ben più ampia di quella che si immagina.
Conosceva i minerali, la chimica, i cicli lunari e i tempi balsamici. Ma soprattutto aveva un approccio olistico.”
D. Possiamo dire che fu anche un precursore della medicina psicosomatica?
R. “Sì. Certe ricette erano rivolte a mali interiori: ‘contro il dolore e la passione di cuore’, si legge. Curava gli stati emotivi, non solo quelli fisici. Era uno scienziato con un’anima spirituale.”
D. Cosa c’è di nuovo in questo libro rispetto agli studi precedenti su Nicola Gambetti, come il primo libro di Flenghi?
R. “Abbiamo scavato in archivi, ricettari e testimonianze orali per portare alla luce dettagli finora mai indagati: il rapporto con la nipote che ruppe il patto di trasmissione del sapere, la reale presenza a Roma durante il parto della regina Elena, probabilmente assistita proprio da lui.
Così come la laurea ad honorem attribuitagli dal re, il cui documento ufficiale non è stato ancora ritrovato, ma molti racconti e indizi ne confermano la veridicità. Però la vera novità è la profondità umana che emerge da queste pagine: un uomo burbero ma generoso.”
D. Un sapere evidentemente vasto e misterioso, che sembrava sfiorare la magia…
R. “Certo. Ma erano saperi veri, sperimentati, documentati. Usava le parole, le segnature, le ritualità legate al calendario contadino. Alcune ricette sembravano magie: ‘far fuoco carda sott’acqua’ era un gioco chimico per incantare, per trasmettere fiducia e rispetto.
Per chi non sapeva leggere né scrivere, Nicola era una figura quasi sacra. Quel ‘timore reverenziale’ che si ha verso chi può salvarti la vita.”
D. Oggi, nel tuo lavoro di erborista e guida, quanto ti ha cambiata questa ricerca?
R. “Tantissimo. Mi ha insegnato che la cura parte dall’ascolto e dal rispetto profondo dell’altro. Che il sapere non è potere, ma dono. E che in ogni pianta, come in ogni racconto tramandato, c’è una radice di verità da riscoprire.
Nicola non è solo un personaggio storico: è un esempio, un modello di umanità e competenza che abbiamo bisogno di ritrovare.”
















