Chi ha assistito a un concerto di coro diretto da Silvia Biasini non fatica a calare questa giovane donna nel suo prestigioso e già sterminato curriculum. Anche se tutto sembra risolversi lì, in quella magìa di voci legate da un fluido quasi tangibile alle belle braccia della direttrice del coro (pardòn, direttore, “perché in musica,” sono parole di Silvia Biasini, “non esiste il femminile.”)
Cori ma non solo. Benché sia l’armonia delle voci umane quella che risuona con maggiore emozione nella sensibilità artistica di Silvia Biasini, la sua è una esperienza musicale a tutto tondo.
Nata a Cesena 36 anni fa, diplomata a Bologna come direttrice di coro e pianista, ha conseguito la laurea musicale in Direzione di coro con lode e menzione, laurea in Scienza dell’educazione e un dottorato in Gestione e coordinamento delle risorse umane. È direttrice artistica del Festival Corale ‘Suoni e colori’. Dal 2009 dirige il coro Ecce Novum e il Gruppo Vocale MusiCaesena.
Si occupa di ricerca e trascrizione di musiche antiche di autori del territorio emiliano-romagnolo. Sono infiniti i concerti e spettacoli diretti in tutta Italia. Ha diretto il Coro Giovanile dell’Emilia-Romagna e dal 2016 è membro della Commissione Artistica di Aerco (Accademia di Formazione Corale). Dal 2007 affianca all’attività artistica quella didattica come docente di propedeutica musicale e canto corale per le scuole primarie e dell’infanzia della provincia di Forlì-Cesena e Modena.
E da un anno, dopo alcuni impegni al Dams di Bologna, l’incarico più prestigioso: è la nuova direttrice della Fondazione Scuola di Musica ‘Carlo e Guglielmo Andreoli’. Una singolare scuola con sede a Mirandola (e altre sedi sussidiarie nel territorio), che deve la sua nascita alla collaborazione tra diversi comuni dell’hinterland modenese: una storia lunga sedici anni in cui ha costituito una fonte di formazione musicale qualificata attraverso corsi singoli e collettivi per bambini, ragazzi e adulti.
Per seguirla più da vicino, pur non trascurando l’attività concertistica, Silvia Biasini si è trasferita a Poggio Rusco, piccolo paese dell’Oltrepò Mantovano, sulla linea di confine con la provincia di Modena, dove convive con il compagno, anche lui musicista.
Un approdo verso il quale Silvia Biasini è partita almeno trent’anni fa anni fa.
“Ho cominciato a sei anni studiando pianoforte e solo per un attimo ho pensato a un’altra strada. Volevo fare la chimica, mi piaceva l’idea di mescolare gli elementi. Un po’ come organizzare un coro e da tante voci crearne una sola. Da bambina le mie bambole erano sistemate a coro con gli spartiti davanti.”
D. Ma quali sono stati, poi, i sogni di una giovane diplomata ragioniera ben consapevole della passione per la musica?
R. “Volevo accompagnare i cantanti lirici e comunque anch’io cantavo in un coro. Sono cresciuta a pane e opera. In casa se ne respirava l’aria, mio nonno Lamberto Severi era cantore, tenore e organista. È stato tra i fondatori del coro di Cesena.
Ma a vent’anni, nel 2009, mi ero messa in testa di mettere in scena il Gloria di Vivaldi. Sono riuscita a raccogliere una quarantina di coristi, ottenere l’attenzione di un’orchestra e organizzare due concerti, uno a Cesena e uno a Forlì. È stato il mio debutto, oltreché una scommessa vinta.”
D. Essere musicisti vuol dire svolgere un mestiere o seguire una vocazione?
R. “Nasce come vocazione, poi diventa un’identità fortissima. Non potrei vivere senza la musica.”
D. In pratica, come stanno insieme i suoi vari impegni legati alla musica?
R. “Stanno in equilibrio tra la didattica, lo studio, il coro e i concerti. Mi piace molto l’insegnamento della musica ai bambini, è entusiasmante. I piccoli sono molto affascinati e la scoprono in modo tutt’altro che semplice, cantano a due o tre voci già in prima elementare. Il mio sogno è che la musica sia materia di studio, con maestri diplomati, in ogni grado d’istruzione.”
D. E il lavoro con il coro?
R. “Un impegno molto forte, anche psicologicamente. Occorre tenere insieme personalità ed emozioni diverse. Cantare è un gesto intimo, non tutti sono propensi a lasciarsi andare. È come chiedere a qualcuno di spogliarsi. Per molti è faticoso ed è nella relazione tra i coristi e il maestro di coro che spesso si raggiunge la bellezza.”
D. Ma come si forma, da niente, un coro come Ecce Novum o come il Gruppo Vocale MusiCaesena?
R. “Un po’ passa parola e un po’ volontà del maestro. I cori di oggi sono ancora quelli dei miei vent’anni. L’occasione del Gloria di Vivaldi doveva risolversi in un’unica occasione e, invece, dura tutt’oggi. All’inizio Ecce Novum, venti componenti, era un gruppo cesenate, oggi accoglie coristi da tutta la Romagna.
Qualcuno si è aggiunto e altri hanno cessato ma diversi sono rimasti e sono cresciuti con me che, allora, non sapevo bene come si facesse ma che nel frattempo ho fatto il mio percorso di direttore di coro tra Cesena, Bologna e Arezzo. E poi c’è il Coro Armonico Ensemble di Carpi.
Il coro polifonico è diviso tra quattro voci, due femminili e due maschili. Si tratta di persone che sanno leggere uno spartito. Prima, invece, ciascun corista studiava la sua melodia in musicassette. Poi ci sono le prove. Ma oggi tutti studiano in privato per poter dare più spazio alla musica.”
D. Quando il risultato è soddisfacente per il maestro?
R. “Quando si percepisce quell’emozione che viene da un lungo lavoro. Se ci concentriamo solo sulle note non arriva nulla. Purtroppo, il lavoro del maestro con il suo coro non è quello che ti dà da vivere. Però l’emozione che restituisce è davvero incredibile.”
D. E la scelta dei brani?
R. “Parte dalla conoscenza della musica di ogni periodo e il coro ha, poi, gusti, un colore e una vocalità che vanno considerati nella scelta.”