Il paesello di 400 anime, già ‘capitale’ della Romagna Toscana, è quello di Portico di Romagna; la bimba, oggi giovane donna, ha il bel sorriso e gli occhi ridenti di Sofia Assirelli, affermata sceneggiatrice, autrice e scrittrice.
Un nome che può apparire sconosciuto ai più ma che acquisisce caratteri cubitali se associato a serie televisive di successo: da L’ispettore Coliandro a La porta rossa, da Tutto può succedere a I Cesaroni, da Summertime a Chiamami ancora amore. Fino a Gerri, crime in quattro puntate tramesso in maggio su Rai 1, e aLa vita da grandi, che ha segnato il recente quanto apprezzato esordio cinematografico. Storie che hanno permesso a Sofia, a soli 40 anni, di aver già vissuto molte vite.
Quella vera si snoda tra Romagna ed Emilia. “Fino alla maggiore età ho abitato a Portico, dove ancora risiede la mia famiglia,” racconta, “e dove mi immagino quando sogno di essere a casa. Vi faccio ritorno appena posso, se sono quello che sono, lo devo proprio al mio paese.”
Cittadina nota per il Palazzo Portinari, dove Dante Alighieri avrebbe incontrato l’amata Beatrice, e anche per i presepi che a Natale punteggiano ogni casa e ogni strada. Ma tuttora sprovvista di sala cinematografica. “Un mondo che ho conosciuto ‘da grande’. I miei ricordi d’infanzia sono legati alla scrittura: a quattro anni e mezzo mi cimentavo in storie di fantasia, graphic novel dal momento che univo testi e disegni,” dice Sofia Assirelli.
“Già allora mi immaginavo scrittrice, il percorso professionale tuttavia non è stato molto lineare: prima di approdare alla sceneggiatura ho svolto tanti lavori, nel giornalismo e nel mondo delle case editrici, cercando sempre di assecondare l’amore per lo scrivere.”
Dopo aver studiato comunicazione a Bologna, Sofia frequenta il Centro sperimentale di cinematografia di Milano, specializzato nella scrittura di serie televisive. Il tirocinio a Roma sul set de I Cesaroni prelude al primo volo ad ali spiegate verso La porta rossa, ideata da quel Gianpiero Rigosi “conosciuto ai tempi del liceo in occasione di un corso alla Sala San Luigi di Forlì.”
L’amore per la serialità sboccia ai tempi di cartoni come Sailor Moon e serie tv quali Lost, Made Man e Game of thrones.
“Decisi di lavorare in quell’ambito in un momento in cui le serie tv erano quasi sconosciute,” spiega Sofia Assirelli. “Spinta dal desiderio di far provare a qualcun altro le stesse emozioni che vivevo io. Adoravo il meccanismo dell’attesa, della storia che continua. La sceneggiatura comporta un tipo di scrittura meno spontanea e più di mestiere rispetto alla narrativa.
I progetti seriali richiedono anni di lavoro, le tre stagioni de La porta rossa mi hanno impegnato dal 2014 al 2023. Periodo assimilabile a una vera e propria relazione. Come quella che si instaura con lo spettatore, che deve accordarti fiducia a lungo, per un tot di episodi. E che non va mai tradito: il colpo di scena deve provocare stupore senza mai scadere nella presa in giro o nel tradimento.”
Più recente l’amore per i film e le storie che si concludono. Tra i lungometraggi più amati, Pomodori verdi fritti, ‘il fantastico’ Pesce di nome Wanda, e gli ‘inarrivabili’ 8 e mezzo di Fellini e Una giornata particolare.
Il debutto in sala risale a pochi mesi fa con La vita da grandi. “La prima al teatro Petruzzelli in occasione del Bari International Film Festival è stata entusiasmante. Si tratta di un progetto a cui tengo tantissimo: nonostante sia ispirato al libro sulla vera storia della famiglia Tercon, dal titolo Mia sorella mi rompe le balle, e di un ‘autismo normale’, c’è molto di personale. Sono stata travolta da un’ondata di parole bellissime e della gratitudine di ragazzi autistici che si sono sentiti rappresentati.”
Un risultato figlio anche del bel rapporto instaurato con le altre sceneggiatrici: Greta Scarano, che è anche regista del film, e Tieta Madia.
“è stato piacevolissimo lavorare assieme. Ci siamo interrogate su temi personali, abbiamo cercato autenticità dentro di noi, rimanendo colpite nel profondo,” racconta. “E vedere il film sul grande schermo è stato soverchiante. Ho vissuto tante emozioni tutte assieme: succede qualcosa di magico quando ciò che avevi immaginato nella tua testa prende vita dopo essere stato attraversato dal lavoro di centinaia di persone.”
A volte è la casa di produzione a cercare lo sceneggiatore, “ad esempio per l’adattamento di un libro di cui ha acquisito i diritti, o per un semplice spunto. In altre occasioni è lo sceneggiatore a proporre il suo lavoro a produttori e registi, nella speranza che risponda alla loro esigenza commerciale.”
Ma come si gestisce la scrittura a più mani? “Ogni gruppo ha il proprio metodo. Capita di poter scegliere i compagni oppure che sia la casa di produzione ad associare persone che non hanno mai lavorato tra loro.
Si mettono insieme teste e momenti intimi della propria vita. L’ideazione nasce da un lungo brain storming orale, un confronto profondo, continuo e costante: un lavoro che rende rapida la successiva scrittura, anche se possono capitare fasi di arresto o accelerazioni. Al termine ci scambiamo le parti di sceneggiatura per la lettura.”
E quando ti metti così a nudo sul personale, è molto facile che la sintonia lavorativa diventi anche sintonia relazionale, sfociando in un rapporto di amicizia. Non sempre gli sceneggiatori sono presenti alle riprese. “Talora un dispendio di forze non necessario. Mi affascina il set ma la regia è un mondo che sento lontano: una vita che definisco da circense e anche precaria.”
Sofia Assirelli guarda a un futuro che può considerarsi “in parte già presente. Tra film e serial sto lavorando a diversi progetti. Prima o poi tuttavia troverò il coraggio di buttarmi nel primo amore, quello per la narrativa.”
Eppure la ragazza di Portico, oggi residente a Bologna, vanta già un trascorso letterario. “Tettonica, edito da Feltrinelli e ambientato proprio nel mio adorato paese, che però sulla carta diventa Loggiano di Romagna. È la storia divertente di una ragazzina che chiede alla nonna di intercedere con Dio affinché le faccia crescere le tette. Seguirà un terremoto devastante ad alimentare il senso di colpa di una giovanissima che, diventando adulta, conosce istinti fino allora ignoti.”
Sofia non si rispecchia nella suggestione del poeta maledetto, spinto a scrivere nei momenti d’ispirazione. “Lavoro in casa seguendo orari quasi da ufficio. A volte mi capita di andare a Roma per riunioni, spostarmi per presentazioni di film o rimanere a Bologna, impegnata nell’insegnamento di sceneggiatura seriale alla Bottega Finzioni, esperta formatrice di educazione visiva, accreditata dal Miur e dal Mibac.”
Sofia Assirelli non conosce la sindrome del cursore lampante sul monitor. “Capitano di rado giornate un po’ più fiacche. Il cervello si allena come se fosse un muscolo. Sempre. Nel tempo libero si alimenta il processo creativo. Viaggiare apre la mente,” conclude. “Da Portico a Portico dopo aver attraversato il pianeta. Fisicamente e idealmente.”