Oggi gli eredi Simon Valvassori, direttore commerciale di una multinazionale svizzera e amministratore delegato della filiale italiana nel settore della logistica e dei trasporti, e Vanessa Zanzelli, illustratrice e art director, socia fondatrice dello studio Lance Libere, hanno riacceso quella passione mai sopita, grazie ai social media. Una passione nata nel negozio, aperto nel 1955 da Michele Valvassori, chiuso nel 2004. Così la parabola di famiglia nata dal bisnonno Ludovico, ebanista, e realizzata dal figlio Michele, primo produttore in Italia di pedine con stampa a pressa e disegni originali, si arricchisce di un nuovo capitolo.
D. Vanessa, da generazioni il Mah Jong è uno dei passatempi più amati dai ravennati. E per tutti, il gioco è sempre stato quello edito da Valvassori. Come è nata in voi eredi l’idea di raccontare sui social media una tradizione di famiglia?
“Tutto è avvenuto in modo piuttosto inaspettato. A inizio gennaio, mentre ero nel mio studio a lavorare. Ho adocchiato un manifesto del Mah Jong di mia madre di quarant’anni fa che conservo appoggiato al muro. Sopra c’è scritto: ‘Giocare con l’originale Mah-Jong Valvassori a Ravenna dal 1955’. In quel momento ho realizzato che quest’anno ricorre il settantesimo anniversario e ho subito chiamato mio cugino Simon.
L’intenzione iniziale era quella di celebrare la ricorrenza con una mostra commemorativa. E la pagina Instagram che abbiamo creato doveva fungere da trailer, un modo per anticipare e mettere in fila il retaggio di storie e materiali familiari che conserviamo da sempre. Tuttavia, quello che è successo dopo ha superato le nostre aspettative.
La risposta della comunità ravennate è stata incredibilmente calorosa e immediata. Abbiamo iniziato a ricevere un flusso costante di feedback, ricordi, aneddoti legati al Mah Jong Valvassori. Questo ha dato una nuova linfa vitale al progetto Instagram, che ha quasi preso una sua autonomia, diventando un vero e proprio spazio di condivisione e di racconto collettivo.”
D. Vanessa e Simon, che effetto fa una condivisione così appassionata?
“Siamo ben consapevoli di quanto il Mah Jong Valvassori faccia parte di Ravenna ed eravamo ottimisti, ma tanta rapidità ci ha lasciati di stucco. I ricordi legati a nostro nonno, al Mah Jong, al suo suono, alle vetrine del negozio, sono davvero emozionanti.
Abbiamo iniziato a fare post condivisi con chi ci manda le foto del suo Mah Jong e stiamo pensando a come rispondere alle tante domande che ci giungono. In molti ci scrivono perché hanno una pedina mancante o scheggiata, stiamo lavorando per ridare il valore originario alle confezioni del gioco incomplete. Abbiamo riscoperto, una volta in più, quanto profondo sia il legame tra i ravennati e il ‘loro’ Mah Jong. Questo ha dato un nuovo significato al nostro progetto, trasformandolo da una semplice celebrazione in una vera e propria riscoperta di un patrimonio culturale collettivo.”
D. Ci sono storie che vi hanno colpito più di altre?
“Questo forse è l’aspetto più emozionante e coinvolgente. La sensazione di essere una famiglia, una storia in mezzo a un mucchio di storie accompagnate dal suono inconfondibile delle pedine nelle interminabili serate di gioco. Abbiamo scoperto che tutti conservano il loro Mah Jong Valvassori con affetto e orgoglio.
Chi l’ha ricevuto in regalo per il matrimonio, chi per i diciotto anni. Ci hanno raccontato di quando si fermavano incantati davanti alle vetrine del negozio. Abbiamo scoperto che i nonni lo portano nel cuore e lo insegnano ai nipoti, che chi si trasferisce all’estero se lo porta dietro, ci hanno ringraziati per aver dato un nome al suono che ha accompagnato la loro infanzia. E abbiamo appreso che, oltre all’inconfondibile suono che tutti conosciamo, le pedine hanno anche un profumo di famiglia, serate tra amici e dolce nostalgia.”
D. Vanessa, la vostra storia di famiglia e di impresa è stata raccolta anche da un docufilm di Gerardo La Mattina, dedicato al Mah Jong in Romagna, che esperienza è stata?
“Particolare. La notizia della produzione del docufilm mi è arrivata in un periodo in cui avevo cominciato a scavare fra le storie di famiglia, una delle tante coincidenze che mi fa pensare che ‘abbiamo degli antenati che spingono’. Dopo la notizia della produzione, sono arrivate le telefonate dei ravennati appassionati di Mah Jong.
Uno in particolare, un personaggio mitologico, mai conosciuto, presentato come ‘Il Pennuto’, era arrivato a proporre una cena all’osteria dei Due Cantoni al mio ex vicino di casa in cambio di un mio contatto telefonico: voleva sapere se ero in possesso delle matrici del Mah Jong tradizionale di mio nonno, quello realizzato con la pressa da lui progettata. Così ho scoperto che, effettivamente, possedevo le matrici, ne ho imparato la storia e l’ho raccontata sullo schermo. Sono contenta di aver potuto raccontare l’estro e l’intraprendenza di Michele Valvassori, mio nonno, nello spazio che mi è stato concesso.”
D. Ci sono in atto progetti per rendere fruibile il prezioso patrimonio di matrici, illustrazioni, bozzetti, tessere?
“Stiamo catalogando tutto il materiale in nostro possesso e vorremmo condividerlo con i ravennati. Vorremmo esporre i disegni originali del nonno, i bozzetti scartati e non, le prime foto delle pedine realizzate da Vitale Valvassori, le matrici del Mah Jong Valvassori metodo tradizionale, quello a pressa, le pedine dei primi draghi, poi abbandonati, e i loro studi, gli strumenti da lavoro e ovviamente i Mah Jong da collezione.
Ci piacerebbe, poi, coinvolgere i giovani creativi, magari per rielaborare i disegni originali del nonno con tecniche e linguaggi contemporanei e forse sorprendenti. Ne sarebbe fiero e incuriosito. Ci piacerebbe poi documentare con foto e video le gare di Mah Jong nei circoli del territorio, tuttora in corso, alcune delle quali sono state organizzate a seguito della nostra sortita digitale. Non è facile, richiede molto tempo, sappiamo già che non succederà quest’anno, ma facciamo sul serio: Ravenna se lo merita.”