Santarcangelo Festival, il futuro possibile

di Lucia Lombardi, foto Fabrizio Petrangeli
Dialogo con Tomasz Kireńczuk, direttore del Santarcangelo Festival
Non tutto è deciso. È un’affermazione semplice ma necessaria. In un’epoca che ci appare sovrastata da crisi globali, guerre, disinformazione, razzismo sistemico e violenza sui corpi, il titolo della 55a edizione del Santarcangelo Festival (4-13 luglio), Not Yet, si fa appello, tensione, spiraglio di possibilità.

Lo racconta Tomasz Kirenczuk, classe 1983, curatore, drammaturgo e critico, al suo penultimo anno da direttore del Santarcangelo Festival, che con lucidità e passione rivendica la natura profondamente politica di un festival che è ‘mezzo’ e non ‘fine’, che è radicato nel presente, con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

“Ogni edizione è speciale, ma questa lo è per il contesto,” spiega Tomasz Kirenczuk. “Viviamo un momento storico in cui la paura e l’incertezza sembrano dominare, ma proprio in quella zona grigia si apre lo spazio per reagire, per proporre alternative.” Il titolo Not Yet, ‘non ancora’, dunque, non nasce a tavolino ma scaturisce dal dialogo con le opere. “Ascoltiamo gli artisti e, solo dopo, osservando i fili che li connettono, emerge una visione condivisa. Quest’anno c’è una forte urgenza di attivismo, ma anche di speranza, di comunità.”

E infatti Not Yet è anche un invito a non arrendersi, a considerare l’arte come un’azione. Un’azione estetica, politica, corporea, comunitaria. La selezione degli spettacoli non risponde a mode ma a una coerenza tematica e formale. “Non ci basta un lavoro bello,” continua il direttore, “ci interessa che linguaggio artistico e contenuto si tengano insieme. L’opera deve porre domande, provocare, proporre.”

Il programma 2025 attraversa confini geografici e ideologici. Artisti da Cile, Lituania, Ucraina, Medio Oriente e Africa si confrontano con la scena italiana in uno scambio paritario e dialogante. “Vogliamo uscire dalla prospettiva eurocentrica,” spiega Kirenczuk. “Spesso dimentichiamo che la ricchezza europea si è costruita sulle spalle di altri. Portare voci da contesti colonizzati, oppressi, invisibili, significa anche mettere in crisi le nostre certezze. Ed è esattamente ciò che ci serve.”

Il Festival abita i luoghi di Santarcangelo – piazze, edifici, spazi informali – e li trasforma in arene di ascolto e incontro. “Il festival è una comunità,” sottolinea. “Senza la relazione con il territorio, questo miracolo non sarebbe possibile.”

Il corpo è protagonista. Spazio d’espressione ma anche campo di battaglia: il corpo delle donne, delle persone trans e queer, delle minoranze razzializzate. “La violenza non è mai solo fisica,” precisa Kirenczuk, “è anche culturale, sistemica. Il patriarcato, il razzismo, la discriminazione si annidano nella quotidianità. Il teatro può aiutare a disinnescarli.”

Non mancano spettacoli che affrontano la questione della memoria. Tra questi, l’opera di Giorgiomaria Cornelio che omaggia trent’anni di teatro italiano e Pas Moi di Diana Anselmo che racconta la storia dal punto di vista della comunità sorda. “Sono narrazioni cancellate, marginalizzate. È il momento di riscrivere anche la nostra idea di storia,” afferma Kirenczuk. E infine, la visione. “Un festival deve servire a creare relazioni, aprire orizzonti. Noi non ‘diamo voce’, ma ci interroghiamo su chi ascoltiamo. La visibilità è una responsabilità.” 

E Santarcangelo, con la sua rete internazionale, il coraggio delle scelte e l’energia della sua comunità, si conferma un laboratorio del possibile. Da vivere in libertà, come un’esperienza, per farsi attraversare da diverse prospettive. Not Yet non è solo un titolo: è una dichiarazione d’intenti. Un’ipotesi di futuro che nasce nel presente. Perché – come dice il direttore – “se non tutto è deciso, allora possiamo ancora intervenire.”

Santarcangelo Festival, il futuro possibile
Qui sopra, il direttore del Santarcangelo Festival Tomasz Kireńczuk. In apertura e sotto, alcuni momenti del Festival.
Santarcangelo Festival, il futuro possibile
Pubblicato su Rimini IN Magazine 02/25, chiuso per la stampa il 09/06/2025

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