È un roseto a San Marino, il giardino di Stefano Venturini, collezionista, creatore, ibridatore e appassionato instancabile di rose. Un luogo che oggi raccoglie quasi mille varietà diverse, provenienti da tutto il mondo, curato con dedizione maniacale e amore autentico. Lo incontriamo nel cuore di questo paradiso fiorito, per farci raccontare una storia che profuma di sogno, pazienza e natura.
“Ho cominciato nel 2013, piantando oltre 700 varietà in una volta sola,” racconta Venturini. Oggi il roseto si estende per oltre 1.000 metri quadrati in territorio sammarinese, in una zona agricola dove la costruzione è vietata. “Un bene, perché questo paesaggio va preservato,” dice. “Oggi le varietà presenti sono 980, tra rose antiche, rose inglesi di David Austin, americane, francesi, tedesche, olandesi e rare varietà orientali, incluse molte ibridate da me.”
La sua è una collezione unica nel suo genere. “Ho cercato rose in tutta Europa, e anche in America, finché si poteva. Oggi molte non arrivano più a causa di restrizioni fitosanitarie,” spiega Stefano Venturini. “Alcune le faccio arrivare tramite vivai specializzati italiani, altre direttamente da case storiche come Meilland, Delbard, Austin.” La passione lo ha portato ad acquisire anche varietà rarissime, “come le Ruffles o ‘rose spettinate’ dall’Olanda,” perfette con il vento di queste colline.
Non solo collezionista: Stefano è anche un creatore. “Ho realizzato alcune rose da zero, incrociando varietà a mano. Una delle ultime si chiama Titano, in omaggio al monte di San Marino: è una floribunda dai petali rosa chiari sopra e scuri sotto. Un’altra l’ho chiamata Agata, come la compatrona sammarinese, screziata e carnosa. Ogni nuova rosa è una scommessa, ci vogliono anche 7 anni per capire se vale la pena tenerla. Se su 200 semi ne nasce anche solo una interessante, è già una vittoria.”
Ogni rosa nel roseto ha una storia, un nome, un profumo. Alcune provengono da celebri ibridatori come Tom Carruth, altri da monaci inglesi appassionati come il reverendo Endo-Petterton. Le preferite di Stefano? “Quelle profumate, la Special Anniversary di Smith (2003), un’inglese con un profumo intensissimo. O quella dal profumo di liquirizia, o un’altra che profuma di mela acerba. C’è persino una rosa che sa di cannella!”
Il roseto non è solo un giardino, ma un piccolo centro culturale verde. Stefano Venturini organizza corsi di potatura a numero chiuso, in febbraio: “massimo 5 persone per volta, per imparare davvero.” E accoglie volentieri chi desidera visitarlo. “Si può venire liberamente al pomeriggio e la domenica su prenotazione. Arrivano persone da tutta Italia ma anche stranieri. Nel 2024 sono stato segnalato sulla pagina dell’ente del turismo e in molti sono venuti a vedere.”
C’è chi arriva per passione, chi per curiosità, chi per imparare. E spesso, torna. “Negli anni ho visto nascere tanti piccoli roseti ispirati al mio. Persino dei ragazzi giovani si sono appassionati, io li aiuto, do consigli, anche andando da loro. La cosa più bella è sapere di aver acceso qualcosa in qualcun altro.”
Passeggiare tra queste aiuole è un’esperienza sensoriale immersiva. Un vero incantamento. I colori si mescolano al profumo, le varietà si susseguono in un ordine apparentemente spontaneo ma pensato con attenzione.
“Qui ci sono le americane, lì le inglesi, là le antiche. Ogni lato ha la sua logica,” dice Stefano Venturini. “Persino le rose ‘strambe’ hanno la loro dignità: alcune sembrano rose canine, con pochi petali, ma sono tra le più antiche. Una delle mie preferite è un’Alba danese del 1826.” In questi 12 anni, Stefano ha imparato molto.
“Pensavo fosse un sogno solo mio, invece si è trasformato in qualcosa che coinvolge tante persone. E ogni giorno scopro qualcosa di nuovo. Una rosa che cambia colore, un ramo diverso, una nuova pianta nata da un incrocio spontaneo. La natura ha sempre qualcosa da insegnarti, io cerco solo di ascoltarla.”
Il prossimo traguardo? “Arrivare a mille varietà. Sto studiando dove metterle, ogni anno aggiungo qualcosa. Finché ce la faccio, questo sarà il mio angolo di paradiso. E spero anche quello di chi viene a scoprirlo.” Per un viaggio tra petali, storie e profumi che non dimenticherete.