Alcantara Teatro, per filo per segno

di Irene Gulminelli, foto Riccardo Gallini
Sperimentare a partire dalla pedagogia
Alcantara Teatro è la realtà riminese che sta per compiere la bellezza di 40 anni. Le prime esperienze risalgono infatti al 1984 quando il primo nucleo, composto da Damiano Scarpa, Anna Pizzioli e Grazia Perazzini, ha dato vita al progetto ‘Giochiamo ma come?’ sperimentando a partire dalla pedagogia. 

“Il termine ha una matrice spagnola e lo abbiamo scelto soprattutto per la sonorità,” raccontano i fondatori di Alcantara. “Il significato rimanda a un rivolo d’acqua ma anche a un ponte. Sin dalle origini al centro del nostro lavoro c’è sempre stato lo sviluppo del bambino e dell’adolescente. La nostra formazione non è prettamente teatrale ma parte della pedagogia. Quindi, in primo luogo, ci siamo soffermati sul bambino nella sua interezza tra mente e corpo. Poi è arrivato il teatro come modalità di espressione e insieme di linguaggi,” spiegano. “Puntiamo alla crescita personale del bambino in una relazione costruttiva, non giudicante e piena di fiducia in cui ogni individuo possa venire fuori al meglio e superare ogni problema. L’obiettivo è sempre stato quello di dare strumenti utili a tutto tondo, anche se poi da qui sono nati anche attori professionisti.”

Nel 1989 è nato il Laboratorio stabile Alcantara di cui ora fanno parte circa 160 bambini e adolescenti che ogni anno si cimentano in questa avventura, un vero e proprio osservatorio sociale che si è formato con l’andare del tempo. 

“A Rimini abbiamo trovato da subito un territorio molto fertile per realizzare progetti a lungo termine. Negli ultimi dieci anni abbiamo notato tra i ragazzi una forte accelerazione dei tempi di ascolto: non a caso per il lavoro di quest’anno abbiamo scelto la parola ‘tempo’. Ogni volta cerchiamo di interpretare ciò che ci circonda. Durante il lockdown, ad esempio, abbiamo mantenuto il filo conduttore online con i nostri ragazzi e siamo riusciti a realizzare progetti di scrittura e a pubblicare i loro scritti.” 

Ventidue anni fa nasce l’esigenza di lavorare con i ragazzi disabili. “Soprattutto per la curiosità di entrare nel loro mondo e nel loro modo di comunicare.”

Nascono così due progetti Alcantara: ‘Psicosociale’ e ‘Teatro e salute mentale’, in collaborazione con Ausl e Regione Emilia-Romagna, in cui il gruppo è affiancato da educatori. “Stando nel gioco teatrale puntiamo alla dignità di ogni individuo, valorizzando la sua unicità, che è un valore. Grazie a questa esperienza abbiamo collaborato con registi importanti come Alessandro Serra o Antonio Viganò,” raccontano.

Nel 2018 nasce un nuovo progetto e una nuova esperienza, il festival ‘Filo per filo | Segno per segno’. “Stavamo attraversando un periodo di crisi e abbiamo deciso di rinascere come l’araba fenice. Ci eravamo resi conto che gran parte del lavoro fatto durante il Laboratorio stabile rimaneva nascosto. Volevamo mostrarlo alla città, portando un po’ di contaminazione del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Così ogni anno presentiamo un insieme di eventi tra spettacoli di bambini e ragazzi ma anche di professionisti, incontri con pedagogisti e artisti del settore, laboratori e molto altro.”

Nel tempo, alcuni giovani che da anni frequentavano il Laboratorio hanno iniziato via via ad affiancare gli organizzatori nelle loro attività. “Questa è stata un’ulteriore prova di ciò che significa la comunità educante,” spiegano. “Si è venuto a creare anche il gruppo Alcantiere formato da adolescenti del Laboratorio stabile che quest’anno è arrivato settimo in Regione. Aggiudicandosi il premio Youz con un progetto realizzato in totale autonomia.”

Alcantara Teatro, per filo per segno
In apertura, Anna Pizzioli, Grazia Perazzini e Damiano Scarpa, fondatori del teatro Alcantara. In questi scatti, alcuni momenti del laboratorio sperimentale.
Alcantara Teatro, per filo per segno

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