Francesca Berti, la scienza del cuore

di Flavio Semprini, foto Giorgio Salvatori
PREMIATA La ricercatrice RIMINESE
È stata premiata dai colleghi, nel mese di dicembre dello scorso anno, con lo ‘Iano Planco d’Oro’ al Grand Hotel di Rimini. La motivazione più importante per la consegna del riconoscimento: ‘Con il suo lavoro ha contribuito a risolvere una delle grandi sfide dei nostri tempi, progettando innovativi stent prodotti mediante manifatture additive per il trattamento delle cardiopatie congenite dei neonati.’
Non so se ci si rende conto della difficoltà della cosa: progettare dispositivi che possano aiutare i piccoli cuori dei neonati.

Lei si chiama Francesca Berti. Maturità scientifica con lode nel 2011, diploma in pianoforte al Conservatorio Lettimi nel 2013, laurea magistrale con lode al Politecnico di Milano nel 2016 con specializzazione in Biomeccanica e Biomateriali, dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali.

La conseguente tesi di dottorato è stata premiata nel 2020 dal Gruppo Nazionale di Bioingegneria come miglior contributo nell’ambito della biomeccanica per la progettazione e verifica di dispositivi medici. Nel 2023 ha vinto il premio ‘L’Orèal Unesco – For Women in Science’ proprio per la progettazione di congegni in grado di trattare le cardiopatie congenite nei neonati.

“Sono dentro a un percorso nel quale non sono arrivata alla fine, cioè alla realizzazione pratica,” spiega Francesca Berti. “Sono partita dalla volontà di fare ricerca in ambiti che mi permettessero di applicare gli anni di studi compiuti, usando questa conoscenza per fare innovazione.

Quella delle cardiopatie congenite pediatriche è una nicchia nella quale la ricerca universitaria può dire qualcosa coprendo le mancanze della grande industria che non ci si dedica tanto, a causa della relativa redditività. La sfida è provare a sfruttare tecnologie additive come la stampa 3D e realizzare qualcosa di funzionale. Però siamo ancora lontani, dobbiamo ancora aggiungere dei mattoncini alla base.”

Quando nasce questo suo interesse per la bioingegneria? “Ho sempre amato le materie scientifiche fin dalle elementari”, racconta Francesca Berti. “Però la scelta universitaria è stata complicata perché non sapevo cosa fare. Andando per esclusione e per una serie di casualità ho scelto Ingegneria Biomedica: una laurea che coniugava scienza e vita. Studiando, ho capito che era il percorso giusto.”  

Attualmente è impegnata come ricercatrice presso il Politecnico di Milano. “Il bello del mio lavoro è l’essere molto dinamico, variegato ma anche faticoso. Non esiste una giornata tipo. Coordino diversi gruppi di ricerca in ambiti anche distanti fra loro,” racconta. “In laboratorio alterno attività sperimentali su protesi o su campioni di materiali.

Quando non sperimento, creo al computer una sorta di realtà virtuale che uso per eseguire test preliminari a costi quasi azzerati. Insegno nei corsi di laurea e dottorato in Ingegneria Biomedica. Poi ci sono i colloqui con gli studenti… non c’è un giorno uguale all’altro.”

Durante il dottorato, Francesca Berti è stata ospite del Massachusetts Institute of Technology negli Stati Uniti e ancora collabora con questo prestigioso ente. “C’è differenza tra fare ricerca in Italia e negli Usa. Gli americani hanno tantissimi fondi, mentre noi dobbiamo cercare di inventarci come spendere meno.

Questo può avere dei pro e dei contro: in Italia dobbiamo usare molto il cervello, fosse più facile, saremmo meno attivi. Ma per fare ricerca nel Belpaese devi essere convinto: lo stipendio è basso, devi reperire finanziamenti a livello nazionale o europeo e non è facile.

Negli Usa tutto è più semplice e gli stipendi sono più alti. Da noi ci sono più relazioni interpersonali e una volontà impagabile di collaborazione, negli States ognuno fa da sé.”

Mai pensato a una carriera in America? “Forse all’inizio, ma non so se avrei avuto l’opportunità,” spiega. “In Europa l’avrei senz’altro avuta ma Milano per me è il giusto compromesso. Però non ha il mare, così torno spesso a Rimini. Sono molto legata alla mia città: mi ci sono sposata e ci vive la mia famiglia d’origine. I miei affetti sono tra Rimini e Milano. Va bene così.”

Francesca Berti, la scienza del cuore
Qui sopra, la ricercatrice riminese Francesca Berti Premiata con lo ‘Iano Planco d’Oro’ dall’Ordine dei medici.

Condividi l’articolo: