“Avevo poco più di vent’anni quando ho cominciato,” ricorda Giorgio Marchesi, che ricopre il ruolo di team manager e drizzista per Team Pegaso. “Prima facevo comunque windsurf, insomma vento e vela non mi erano sconosciuti.” E con tenacia, con una sana voglia di fare qualcosa di significativo, l’architetto velista porta avanti il discorso.
Abbiamo creato uno zoccolo duro di amici, insieme abbiamo iniziato ad assaporare l’adrenalina delle regate.” racconta. “Eravamo nei primi anni Duemila. Poi ci siamo voluti spingere più in là. Abbiamo voluto assecondare la nostra passione e dopo aver preso un Vor 60’ abbiamo creato la società Four Sailing.”
Le fondamenta per una crescita ulteriore sono state gettate, però bisogna attendere qualche anno ancora per un vero e proprio salto di livello. Ed entra in ballo la storia del Team Pegaso. “Avevo conosciuto l’armatore, mi sono ritrovato a sedere a tavolino con lui. La barca (Ndr, un 62 piedi, l’equivalente di 18-19 metri) era stata abbandonata a Venezia. Tanto che impiegammo ben 24 ore di navigazione per trainarla fino a Rimini con un gommone. Era il 2019.”
E dopo aver fatto i primi, indispensabili lavori per poterla rendere nuovamente agibile, nello stesso anno Pegaso è ai nastri di partenza alla Barcolana di Trieste, regata tra le più partecipate. “Le nostre potenzialità erano al 50%, non di più, ma avevamo la necessità di andare in acqua.
Poi, fatti tutta una serie di lavori, la barca è cresciuta. E al tempo stesso credo che ancora adesso ci siano margini di miglioramento,” non ha dubbi il team manager, che ha inanellato poi risultati più che confortanti.
“Nel 2023, sempre alla Barcolana, siamo stati primi per metà regata, quindi abbiamo chiuso decimi assoluti e terzi di categoria,” ricorda. “E l’anno successivo, ancora alla Barcolana, abbiamo leggermente progredito, finendo sempre decimi a livello assoluto ma secondi nella nostra fascia. Senza dimenticare che nel 2023 avevamo vinto a Venezia”, aggiunge Giorgio Marchesi.
“Gli altri due fondatori del team, Roberto Zambelli e Michele Nicolosi, sono invece rispettivamente timoniere e jolly,” aggiunge. “A bordo abbiamo inoltre 3-4 ingegneri che sono fondamentali per far andare la barca. Così come sono importanti i componenti dello zoccolo duro riminese – Stefano Bugli, Alessandro Campanile, Aimone Fabbri, Francesco Flamigni, Alessandro Gazzoni, Andrea Giovannelli, Marco Manfroni, Diego Palazzini, Mario Rossi, Tommy Valentini – bravi a svolgere vari tipi di lavoro. Qui ognuno ha il suo ruolo.”
Su Pegaso, scafo omologato per un equipaggio di 18 persone – “ma si può manovrare anche in 14, non uno di meno, però,” precisa Giorgio Marchesi – trovano spazio alcuni professionisti. Dal tattico Duccio Colombi al tailer Simone Dondelli. E tutti assieme concorrono a rendere sempre più competitiva questa maxi-imbarcazione.
Un Pegaso che dopo essersi rodato nelle prove del campionato invernale proposto dal Circolo Velico Riminese, ha partecipato il 25 aprile alla Rimini-Parenzo. “Faremo questa regata soprattutto per testarci in vista dell’appuntamento successivo, quello a cui teniamo tantissimo. Per noi è come un sogno che si realizza. Quello di portare a Rimini una sfida ‘one on one’, in stile Coppa America,” racconta Giorgio Marchesi.
“Conosciamo bene i velisti di Anywave, maxi dello Yachting club Portopiccolo di Sistiana, vicino a Trieste, e li ho voluti ‘provocare’, lanciando loro un guanto di sfida. Ci vedremo così a Rimini, nel week end del 12 e 13 luglio, per cinque regate Match Race che si svolgeranno nello specchio di mare di fronte alla darsena e saranno ben visibili dalla banchina, così come verranno messe a disposizione barche d’appoggio per gli ospiti. Sarà spettacolo vero,” promette.
Pegaso, che è affiliata allo Yachting Club Rimini, disputerà tre regate al sabato e due la domenica: ovviamente la barca che centra per prima tre vittorie si aggiudica il trofeo.
Ma chi partirà favorito? “Non è semplice dirlo, sono due barche dalle caratteristiche differenti e le condizioni meteo finiranno per rivelarsi determinanti. La nostra idea,” conclude,” è far crescere nel tempo questo evento, coinvolgere nelle sfide uno contro uno altri circoli in tutt’Italia e farlo diventare un campionato.”