Marco Morosini tra grafica, arte e design

di Lucia Lombardi, foto Enrico De Luigi
Il gusto pop dell’ironia tra grafica, pittura e design
Racconta la vita con un sorriso che sa punzecchiare, Marco Morosini. Nei suoi lavori, l’ironia non è decorazione: è uno sguardo lucido sul presente, un invito a riflettere sulle contraddizioni quotidiane, tra memoria e desiderio, arte e design, materia e gesto. Le sue opere mescolano colori pop, oggetti comuni e memorie personali per creare universi profondi, dove ogni dettaglio diventa racconto, ogni gesto creativo dialogo con chi osserva, e ogni forma contiene una riflessione profonda sul nostro tempo.

Artista e designer, classe 1972, Marco Morosini è cresciuto tra i colori della riviera e i profumi della campagna, dove il nonno materno Luigi  gli metteva in mano gli attrezzi anche dopo un trenta agli esami, insegnandogli il valore del fare con le mani e dell’ingegno.

“Nato al Boncio,” come ama dire lui, oggi vive a San Giovanni in Marignano. Nel 2001 ha aperto lo studio a Pesaro, dove lavora con la moglie Barbara Marcolini, con cui ha creato il marchio Brandina. Hanno una figlia, Margherita, che studia a Milano. Radici solide, ma sempre in movimento: “Sono un uomo di confine e mi piace dare nuova vita a ciò che rischia di scomparire.”

Il suo percorso è quello di un artista eclettico, capace di attraversare linguaggi e discipline senza restare incasellato in schemi rigidi. Dopo gli studi all’Istituto d’Arte Mengaroni e all’ISIA di Urbino, si forma in Germania, all’Università di Augsburg, prima di approdare a Fabrica, il centro creativo voluto da Oliviero Toscani e Luciano Benetton.

“Con Toscani ho imparato la libertà del pensiero. La comunicazione non è decorazione, ma verità visiva,” racconta Marco Morosini. “Era un precursore: vedeva le cose vent’anni prima degli altri.” Da allora lavora tra grafica, arte e design, con un linguaggio riconoscibile, pop, sempre legato all’identità e alla memoria.

Ha collaborato con Ferrari, Maserati, Lamborghini, Valentino Rossi VR46, Alberta Ferretti, Iceberg, Regione Emilia-Romagna e altri brand internazionali, ed è stato protagonista di mostre personali tra Cattolica, Rimini, Pesaro, Milano, Vicenza, Los Angeles, San Francisco e Miami.

Nel suo studio pesarese – “il primo e unico che abbia mai avuto” – convivono oggetti, immagini e materiali che raccontano trent’anni di creatività: dal progetto Brandina, borse nate dai tessuti delle sdraio da spiaggia, alla prima boutique iconica di Cattolica, al recupero del Castello di Granarola, modello di architettura affettiva e sostenibile, fino al Circolo delle Bocce, spazio di arte e convivialità che restituisce al territorio la sua anima popolare. “Il Circolo è un omaggio alla nostra terra, ai legami che resistono, alle tradizioni che meritano di essere ricordate.” 

L’ultima tappa è Gran Buffet, “un atlante del nostro tempo”, alla Falegnameria di Palazzo Mosca a Pesaro, catalogato da NFC Edizioni di Rimini. Una mostra ironica e potente, dove il linguaggio grafico si fa pittura e la pittura diventa riflessione sociale e culturale. “Nasce da una fame doppia: estetica e umana. È una tavola imbandita di immagini e pensieri: un invito a guardare ciò che consumiamo, ma anche ciò che ci consuma.”

La memoria si fa materia viva: una forchetta gigante, omaggio a Bruno Munari, diventa simbolo di appetito collettivo; una tavola imbandita riflette desideri e paradossi della nostra epoca. “Le cose nuove mi affascinano. La forchetta di Gran Buffet è sintesi: comunica un messaggio e dà emozione. Non è fare scuola a nessuno, ma raggiungere una sintesi che per me è importante.” La mostra è dedicata al padre Mario: “Dentro c’è anche la sua memoria. È un dialogo tra generazioni e linguaggi.”

Il filo che unisce passato e futuro è l’ironia, capace di scardinare la superficie e ridare senso al quotidiano. Cattolica resta un punto fermo: “Le radici non sono dove nasci, ma dove sono sepolti i tuoi nonni. È lì che impari a capire chi sei. Da lì nasce tutto questo: un’arte che racconta la vita con un sorriso, anche quando punge.”

Entrare in Gran Buffet con Morosini significa esplorare la sua mente, tra ironia e coscienza, materia e memoria. La pittura – approdo recente – diventa terreno di confronto con il presente. “Dopo anni di sperimentazioni sentivo il bisogno di tornare al gesto. L’intelligenza artificiale può fare tutto, ma non può metterci il respiro. La pittura mi riporta alla fisicità, alla lentezza del fare, all’errore umano che diventa verità.”

Le grandi tele nascono da un linguaggio ibrido, tra grafica, cartellonistica, pittura e street art. Morosini recupera tecniche dei cartellonisti anni Sessanta – mascherature, scotch, stratificazioni di colore – e le mescola con acrilici e spray. “Non vengo dalla pittura classica, ma dal design, quindi dipingo come un grafico: con precisione e libertà. Mi interessa che il colore dialoghi con la materia, che la superficie diventi racconto, che ogni gesto racchiuda significati.”

I supporti sono sempre scelti o costruiti a mano e sostenibili: vecchi lini militari, tele di recupero, tende, tessuti industriali. “Ogni materiale ha una storia, un’identità. Io la accolgo, la lascio parlare. È anche un gesto etico sul consumo, sullo spreco.” Tra le opere più emblematiche spiccano Wonder Mother, simbolo di maternità collettiva e fragile, e gli ‘omini’ – silhouette umane presenti dal 1998 – immersi in un mondo di oggetti e simboli quotidiani.

“L’omino siamo noi, un prodotto. Il mio è un invito a una presa di coscienza, ma con leggerezza.” C’è spazio anche per l’interazione: opere ‘intonacate’ che il collezionista può rompere con un martello, rivelando scritte nascoste. “Chi rompe l’opera ne diventa parte. È un modo per restituire all’arte la sua dimensione esperienziale e profondamente umana.” Una visione lucida quella rivolta alla tavola quotidiana dell’esistenza, piena di eccessi e contraddizioni.

“Siamo nel pieno dell’abbondanza, eppure restiamo affamati. Di senso, di tempo, di verità.” Tra colore, intonaci, spray, resine ecologiche e tracce di vita vissuta, emerge un artista eclettico e contemporaneo, che continua a cercare con il coraggio di chi sa ancora sporcarsi le mani per raccontare il mondo, con ironia, sensibilità e concretezza.

Oggi la ricerca di Morosini esplora ritratto e autoritratto, unendo pittura e tecniche fotomeccaniche. “Non so disegnare nel senso classico, e forse è la mia forza. Mi ha insegnato a essere sintetico, a cogliere l’essenza delle cose.” Si definisce artista ‘rinascimentale’: “Non mi piace chiudermi in una categoria. L’importante è non smettere di cercare.”

Marco Morosini tra grafica, arte e design
Fondatore insieme alla moglie del marchio Brandina, Morosini lavora tra grafica, arte e design con un linguaggio riconoscibile e pop. Con la mostra ‘Gran Buffet’, la pittura diventa riflessione sociale e culturale.
Marco Morosini tra grafica, arte e design
Marco Morosini tra grafica, arte e design
Marco Morosini tra grafica, arte e design
Pubblicato su Rimini IN Magazine 04/25, chiuso per la stampa il 17/11/2025

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