Al suo interno si trova anche il laboratorio creativo di Ugo Pasini, dove il gesto pittorico dà vita alle sue opere d’arte. Questa è la casa-studio del pittore romagnolo, che dagli anni Sessanta dipinge nature morte e paesaggi. Con uno stile così riconoscibile da averlo consacrato come uno dei principali esponenti di quella pittura cesenate che valorizza il realismo quotidiano.
Pasini nella sua lunga carriera, infatti, ha organizzato esposizioni e personali in diverse città italiane riscuotendo un enorme apprezzamento. “Sono cresciuto in questa casa, dove i miei genitori sono arrivati intorno al 1943 come mezzadri della contessa Perticari. Col tempo l’hanno acquistata,” racconta. “Ricordo che fu Ilario Fioravanti a idearne il progetto di ristrutturazione.”
Fin dall’ingresso, l’abitazione racconta la storia di Ugo Pasini. Uno spazio che ospita anche le opere di artisti che lo hanno influenzato nel corso degli anni. “Da bambino mi sporcavo con tutto quello che era colore,” dice.
“Amavo i gessetti e sperimentavo con le diverse tinte e i vari accostamenti. Erano gli anni in cui tramite la mia famiglia ho conosciuto quelle di Alberto Sughi e di Osvaldo Piraccini. Siamo diventati amici anche se loro erano più ‘grandi’ di me.
Sughi e Piraccini venivano spesso a trovarmi in studio e mi offrivano preziosi consigli. Ho iniziato a usare i colori a olio seguendo le loro indicazioni. Realizzavo i miei quadri e poi, salendo sulla mia bici, li portavo nei loro studi per mostrare loro il risultato. Si può affermare che abbia iniziato a dipingere accanto a Osvaldo Piraccini e Alberto Sughi.”
Come ricordava Giordano Viroli, critico storico dell’arte: “Si tratta di artisti assai diversi tra loro per temperamento e orientamenti, non dovettero essergli maestri, almeno nella sostanza. E tuttavia, maggiori di età, poterono insegnargli la temperanza della tavolozza e ad assecondare con buoni consigli il suo innato interesse per la pittura.”
La casa di Pasini, al primo piano, raccoglie un soggiorno con soppalco in cui campeggia un quadro raffigurante un ‘ficus’ dalle importanti dimensioni. Si disvela al visitatore come un itinerario che conduce alla mansarda studio dove lui vive tutte le sue ore creative.
Al centro il cavalletto, la lampada per studiare le ombre e le tavolozze. Le tante tele appese in ogni angolo mostrano i diversi ‘periodi dell’artista’ che è passato dagli oggetti della quotidianità, ai prodotti della terra e al mare e ai paesaggi.
Quadri dalle grandi dimensioni e altri molto piccini mostrano il suo stile metafisico che ha maturato nel tempo. “Tutto ha avuto inizio con qualche tubetto di colore e due o tre pennelli comprati in un negozio di vernici, un’assicella come tavolozza, alcune piccole tele grezze preparate in casa. Ho imparato andando per mostre,” racconta Ugo Pasini.
“Chiedevo a Piraccini di ospitarmi a Roma, viaggiavo per scoprire e osservare. Ricordo quando andai a vedere Morandi, rimasi folgorato. E che dire, poi, dell’indimenticabile cesto del Caravaggio e della ‘tazza con vaso’ di de Zurbarán che hanno fatto crescere in me un amore per le forme pulite ed esatte. Negli anni, ho avuto la pazienza di studiare molto.
Andavo spesso in Malatestiana per sfogliare i cataloghi delle mostre e i libri in cui erano raffigurati le opere dei ‘grandi’, ma non potevo prenderli in prestito. In questo mi ha aiutato ancora una volta l’amico Osvaldo Piraccini che facendosi garante con la Biblioteca, mi consentiva di portare a casa qualche libro per studiarli meglio. Mi ritengo molto fortunato,” sottolinea Pasini.
“Ho avuto due genitori che mi hanno lasciato libero di indagare le mie passioni in un periodo storico in cui l’arte era considerata solo un vezzo e non un’occasione per un futuro lavorativo. Sono stati al mio fianco amici che mi hanno sostenuto nelle mie intuizioni. E oggi da nonno di tre fantastiche bambine spero proprio che possano inseguire i loro sogni. A volte qualcuna di loro, vicino allo studio del nonno, disegna e sperimenta, vedremo cosa ci riserverà il futuro.”