Probabilmente proprio questo spirito ha portato Andrea Albani ad accettare una nuova sfida per la sua carriera, che si va a sommare all’incarico attuale, quella di vicepresidente di Confindustria Romagna, con delega su territorio riminese, attrattività territoriale e turismo.
D. Perché accettare questa nuova sfida in questo momento della sua vita lavorativa?
R. “Ritengo che il mio percorso di crescita professionale e come persona mi abbiano maturato e preparato per cogliere una sfida importante e stimolante per il distretto romagnolo e certamente per il Misano World Circuit.
Nel 2009 sono arrivato in circuito e ho iniziato occupandomi di marketing e commerciale. Con il tempo ho acquisito competenze più ampie, fino a diventare direttore generale nel 2014, con deleghe in consiglio d’amministrazione. Insieme al gruppo Financo – ringrazio il presidente Luca Colaiacovo e l’amministratore Mariano Spigarelli – abbiamo trasformato il circuito in un vero parco del motorsport, quale modello innovativo di essere per un autodromo e personalmente ritengo siano stati, e tuttora lo sono, anni molto formativi.
L’esperienza che ho maturato nella delegazione riminese mi ha permesso di comprendere meglio il territorio e di acquisire una maggiore conoscenza per il ruolo che andrò a svolgere. Penso che il mio approccio – basato su dialogo, cultura d’impresa, esperienza concreta – sia stato riconosciuto e sono altrettanto convinto che possa essere replicato anche in contesti associativi e pubblici.”
D. Quali sono, a suo parere, i settori o gli ambiti su cui c’è ancora da fare, nell’ambito del suo incarico, e quali invece i punti di forza da cui partire?
R. “Bisogna costruire reti tra eccellenze: turismo, manifattura, farmaceutico, termale. Serve un modello integrato, come quello della Motor Valley. Penso a progetti simili a ‘Entreprise et Découverte’ in Francia: valorizzare realtà locali d’eccellenza attraverso un marketing territoriale trasversale. Abbiamo aziende leader nel settore manifatturiero e il turismo rappresenta una grande industria per il territorio. Sono i pilastri sui cui costruire nuovi percorsi, ma accompagnati da progetti e investimenti concreti, non solo comunicazione.”
D. Quali sono le principali strategie, e di conseguenza le azioni, che pensa la guideranno in questo incarico triennale per Confindustria Romagna?
R. “Servono qualità, autenticità e innovazione. L’offerta deve essere attuale e internazionale ma radicata. Le esperienze devono parlare a chi cerca contenuti veri. E serve rete: tra turismo, impresa, formazione. È così che si sviluppa davvero un territorio. E questo è anche il mio obiettivo in Confindustria: contribuire a rafforzare il distretto romagnolo sotto ogni punto di vista.”
D. Evidentemente ricoprire questo ruolo presuppone una visione rispetto al futuro economico ma anche sociale del territorio romagnolo. Ci può spiegare qual è la sua?
R. “Il grande tema oggi è la mancanza di competenze, soprattutto tecniche. Le aziende faticano a trovare figure adeguate. C’è stato uno spostamento culturale: per anni era più ‘cool’ andare fuori. Oggi dobbiamo trattenere i giovani qui. Servono percorsi formativi specifici e rafforzare il distretto per farlo crescere per generare una maggiore benessere diffuso su un territorio che, da sempre, si contraddistingue per la qualità della vita.”
D. Infine, terminiamo con una battuta. Quali sono le peculiarità dei romagnoli che hanno portato questa terra a superare un difficile dopoguerra, fino ad arrivare a essere uno dei territori più ricchi e prolifici d’Italia?
R. “Siamo una terra operosa, abbiamo un animo libero e quel sorriso che esprime la bellezza del territorio in cui viviamo.”