A Bruno Grandi, figlio illustre scomparso nel 2019, la città di Forlì ha dedicato una giornata. Organizzata dall’amministrazione comunale insieme ai familiari e al Panathlon di Forlì, che ha riunito al Campostrino i vertici sportivi italiani, le istituzioni e i figli Fabrizia, Fabio e Massimo.
Presenti, in onore del dirigente forlivese che ha cambiato il mondo della ginnastica, il presidente del Coni Giovanni Malagò, il presidente della Federazione internazionale della ginnastica Morinari Watanabe. E il campione Yuri Chechi.
Per gran parte della sua lunga carriera è stato ai vertici della ginnastica internazionale, del Coni e del Cio. Bruno Grandi è stato anche presidente della Federazione Ginnastica d’Italia. Poi Commissario Tecnico della Nazionale Italiana alle Olimpiadi del 1972 e del 1976. Primo italiano a diventare Presidente della Federazione Internazionale di Ginnastica. E membro del Comitato Internazionale Olimpico.
Ha dedicato la propria vita a rendere la ginnastica non solo uno sport più giusto ma anche una disciplina capace di esprimere al massimo i valori umani.
Nella storica ex palestra nella quale da giovane iniziò a muovere i primi passi di ginnasta, è stato presentato il progetto di allestimento del Museo Nazionale della Ginnastica, Magyc – Museum of the Art of Gymnastic a lui intitolato. A cura della società di progettazione di percorsi e contenuti museali AdMaiora. E dell’architetto forlivese Alessandro Lucchi che si occuperà della progettazione dei mille metri interni e dei mille esterni e dell’allestimento. Un luogo dai contenuti in gran parte sensoriale che intende rivolgersi a tutti.
“Il progetto ha colto appieno il messaggio educativo di mio padre,” dice la figlia, Fabrizia Grandi, che ricorda come nel diario di appunti dal titolo Bruno Grandi. 1996-2016 venti anni di riforme, composto e curato da IN Magazine, sia contenuta “la sua rivoluzione copernicana.”
“Il Magyc non sarà il museo di uno sport elitario ma di uno sport per tutti che parlerà a tante generazioni. Di ragazzi e di adulti, con potenzialità enormi,” conclude. “Mio padre non avrebbe mai voluto un luogo autocelebrativo. Sarà un museo di grande respiro e confido che a breve che si possa arrivare al taglio del nastro.”