“Perché ogni rosa ha un nome e ogni nome è una storia,” spiega Maria Vittori. Insieme al fratello Domenico, gestisce l’omonimo Vivaio di Forlimpopoli e, al suo interno, la ‘collezione’ di oltre 800 varietà tra antiche, moderne e autoctone.
“Le rose seguono i ritmi della stagionalità. Oggi raggiungono la piena fioritura a partire dalla metà di maggio e appartengono a un mondo di una vastità inimmaginabile,” spiega Maria Vittori. “Sia per quantità, ne esistono 140 specie e 35.000 cultivar, sia per tipologia. Un mondo che richiede dedizione e conoscenza. Una vera e propria forma di collezionismo che, per sua natura, non può prescindere da un impegno e da una cura meticolosi.”
Passeggiare nei sentieri del roseto di maggio significa immergersi in un tripudio di colori, che vanno dai toni del pastello alle sfumature più accese, lasciandosi inebriare da un’esplosione di profumi.
“Chi viene qui non sempre lo fa per comprare,” spiega Maria Vittori. “C’è chi cerca un consiglio. Chi vuole conoscere meglio il fiore. O, semplicemente, chi si concede un momento di relax dalla frenesia quotidiana a contatto con una natura gentile.”
Quella per il vivaismo e per il giardinaggio è una passione che la famiglia Vittori coltiva dal 1870, quando Domenico, figlio di Angelo, giardiniere dei conti Paolucci De’ Calboli, dà avvio all’attività acquistando quello che era stato l’orto dei Carmelitani Scalzi di Ravaldino, ai piedi della Rocca di Caterina.
“Una passione ereditata da mio padre Alberto che, oltre una ventina di anni fa, ha cominciato a realizzare i primi ibridi. Le nostre varietà sono plantule trovate in vivaio o nate da seme. Le raccogliamo, selezioniamo e teniamo in osservazione una decina di anni per poi introdurle sul mercato. La prima rosa di mio padre, una rampicante, porta il nome del suo operaio più amato, Fabiano. Poi è stata la volta di Arturo, una rosa a cespuglio che si chiama come mio figlio.”
Non solo le stagioni: le rose seguono anche il mercato e le mode. E, se fino a qualche anno fa erano le variegate le più ricercate, oggi si privilegia la profumazione. Mente il fiore rigido da taglio degli anni Settanta ha perso terreno rispetto a quello a coppa con cespugli ben formati.
Mode e tendenze che hanno attraversato i secoli, da quando l’imperatrice Joséphine de Beauharnais, prima moglie di Napoleone Bonaparte, raccolse nei giardini della Malmaison 250 varietà di rose, acquistando tutte quelle fino ad allora conosciute. Di quella memorabile collezione, restano le 120 tavole a colori che il pittore Pierre-Joseph Redouté disegnò negli anni in cui fu al servizio di Joséphine. E che rimane una pietra miliare per la conoscenza botanica delle rose. “Ancora oggi ci affidiamo ai suoi disegni per distinguere le varietà,” spiega Maria Vittori.
Il roseto è un microcosmo vivo tutto l’anno e in perenne mutazione nell’arco delle stagioni che, nel vigore della fioritura, per un intero giorno apre le porte ai visitatori per un’ammaliante passeggiata, accompagnata da laboratori, degustazioni e approfondimenti letterari, alla scoperta di un fiore dal fascino antico e immutato.