Luca Rotondi, oltre il reale

di Aldo Savini, foto Lidia Bagnara
L’arte Dei pastelli E la ricerca intimistica
Sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso nel panorama artistico della Romagna ravennate, e in particolare della Bassa, sta avvenendo un cambio generazionale. Col pensionamento degli artisti storici, molti dei quali insegnanti negli Istituti d’Arte, si chiude una stagione e avanza una nuova generazione di giovani. In modi diversi si impegnano nel rinnovamento dell’arte locale con soluzioni ed esiti diversificati. Qualcuno in aperta rottura con la tradizione, altri con atteggiamenti più moderati.

Luca Rotondi, originario di Russi dove è nato nel 1970, cerca una sua strada che gli consenta di esprimere come vede e sente il mondo reale. All’Accademia di Belle Arti di Ravenna ha incontrato un insegnante che sarà determinante per la sua formazione e le sue scelte successive.

È Umberto Folli, per il quale non si poteva prescindere dalla consapevolezza della distinzione tra l’essere artista e l’essere dilettante. Tra impegno nella ricerca e occasione, e che nella pratica artistica si dovesse tendere all’essenziale evitando il superfluo. Ricorda che esprimeva questi concetti con un’espressione in dialetto che diceva tutto: “Quati ciàcar!” 

Consapevole della propria predisposizione naturale decide di approfondire, tra le forme espressive, il disegno per la rappresentazione del reale. Operando su carta con matite colorate, sia secche che morbide e grasse, ottiene effetti visivi all’apparenza opachi. Tanto che sono le ombre nel gioco tra i chiari e gli scuri con i rari tocchi di luce a rendere indirettamente la luminosità delle immagini che assumono una consistenza palpabile, quasi ovattata.

Luca Rotondi non si è allontanato dalla figurazione della tradizione della pittura in Romagna e ha esplorato i generi consolidati del paesaggio, natura morta e ritratto dandone un’interpretazione personale e innovativa. Dice infatti: “Dopo aver lavorato per diversi anni con il paesaggio e la natura morta, sono tornato a cimentarmi con la figura umana. E nello specifico con il volto umano, un campo di battaglia tanto stimolante quanto insidioso.

Quando si ritorna su di un soggetto familiare ma non più frequentato da tempo si ha la stessa sensazione di quando si torna casa dopo un lungo viaggio. E si rivedono le cose con occhi nuovi e diversa consapevolezza. Cambia qualcosa nell’approccio che dà nuova linfa vitale al nostro agire e rinnova un modo di lavorare che in fondo è sempre lo stesso.

Nel mio caso,” aggiunge Luca Rotondi, “sempre di disegno si tratta. A volte dal tratto morbido altre volte dal segno più aspro e descrittivo. Più grafico direi, ma con la costante coscienza che la misura dei nostri progressi è data dalle sfide formali che ci poniamo.”

E guardando al futuro aggiunge: “Questo è ciò che mi spinge a migliorarmi. Guardando ai grandi artisti, ricordando quelli più bravi dai tempi della scuola e cercando di onorare quegli studi artistici che nessuno mi ha impedito di fare e che oggi nel mio piccolo, mi fanno sentire tremendamente fortunato.”

La sua resta un’arte intimistica, silenziosa, sommessa, non gridata. Che induce a interrogarsi su cosa ci sia al di là delle apparenze naturalistiche, per comprendere il senso autentico delle composizioni, indipendentemente dal compiacimento estetico.

Luca Rotondi, oltre il reale
In queste foto, le opere e lo studio dell’artista Luca Rotondi.
Luca Rotondi, oltre il reale
Pubblicato su Ravenna IN Magazine 04/25, chiuso per la stampa il 22/10/2025

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