Piazza del Popolo è delimitata sui quattro lati dal Palazzo Ducale, sede della Prefettura, dalla Direzione provinciale delle Poste e Telegrafi ricavata dalla demolizione della duecentesca chiesa di San Domenico, dal Palazzo Baviera in passato Paggeria, costruita nei secoli XVI-XVII, e dal Palazzo Comunale, costruito nel 1954 sull’area del cinquecentesco Palazzo della Comunità, demolito nel 1932.
Nel 1588 fu collocata al centro della piazza la fontana pubblica, ripristinata fedelmente nel 1960 su quella seicentesca, distrutta nel 1944.
La medioevale platea magna era chiamata Piazza Grande nei secoli XVI-XVII, poi Piazza Maggiore; nel periodo della Repubblica Cisalpina, il 9 luglio 1798 venne denominata Piazza del Popolo. Chiamata poi Piazza Vittorio Emanuele II con delibera comunale del 6 aprile 1866, il plebiscito popolare del 3 maggio 1945 le ha dato di nuovo il nome di Piazza del Popolo.
L’impianto urbano di fondazione di Pisaurum, risalente al 184 a.C., era costituito da assi ortogonali corrispondenti alle due strade principali ancora ben riconoscibili, che s’incrociano nella piazza:
il cardo (via San Francesco e corso XI Settembre), coincidente con il tronco urbano della via consolare Flaminia aperta nel 220 a. C. e il decumano (via Branca e via Rossini) della originaria città romana, di cui la piazza, fin da allora fulcro della vita cittadina, costituiva il forum.
Seppure ben diversa nell’antichità da quella attuale, è sempre stata il centro politico e sociale cittadino. Proprio per questo era considerata luogo privilegiato rispetto alle altre zone della città: la pena per colui che vi turbasse in qualunque modo la tranquillità e il buon ordine era doppia, tripla o quadrupla rispetto a quelle applicate in altre parti della città o fuori dai borghi. Norme statutarie prescrivevano inoltre misure e dimensioni di tettoie, portici e balconi.
La medioevale platea magna era di dimensioni inferiori a quelle della piazza odierna, occupandone soltanto una parte, all’incirca la metà nord. Alla platea magna erano collegate alcune piazze minori: la piazzetta del Quarto (oggi largo Mamiani), la piazzetta di Pescaria (sull’angolo tra quella del Quarto e l’attuale via San Francesco) e la piazzetta di San Domenico sull’attuale via Branca.
Da ciò si può arguire che già in epoca medioevale alla Piazza Maggiore erano demandate principalmente funzioni rappresentative, perché quelle economiche, di mercato, erano scaricate nelle piazzette laterali, in una concezione degli spazi articolati secondo le necessità pratiche.
Quando il signore di Pesaro Alessandro Sforza, intorno al 1450, promosse la costruzione dell’imponente avancorpo del Palazzo Ducale, costituito dal loggiato e dal sovrastante salone, l’area della piazza venne pressoché dimezzata.
Circa un secolo dopo, a metà Cinquecento, l’ampliamento roveresco della piazza, connesso con la grande ristrutturazione del Palazzo Ducale, diede risposta alle esigenze funzionali della città con il riunire, nella piazza stessa e nelle immediate adiacenze, tutti i pubblici uffici e i mercati, portando sostanzialmente la piazza alle dimensioni attuali.
Il progetto di riorganizzazione della piazza fu affidato all’architetto ducale Filippo Terzi, l’interprete, fedele e originale al tempo stesso, della politica urbanistica e di riqualificazione urbana perseguite dal duca Guidubaldo II della Rovere, finalizzate al soddisfacimento delle esigenze funzionali e ad assicurare il decoro formale della città.
Nel 1621, per le nozze di Federico Ubaldo della Rovere con Claudia de’ Medici, sotto la guida dell’architetto ducale Niccolò Sabbatini, fu ampliato il Palazzo Ducale e fu definitivamente sistemato l’assetto della piazza, che in tale occasione venne per la prima volta ammattonata e ripartita con liste marmoree, che convergono verso la fontana, sostituite nel 1733 con altre in pietra bianca di Rovigno. Ancora oggi la piazza presenta un selciato geometricamente suddiviso da bianche strisce di pietra.