“Therapeia è nata da un’esperienza personale, da un tempo di amore e di fragilità vissuto accanto a mio padre durante la sua malattia oncologica. È stato lui a insegnarmi che la cura non è solo un atto medico, ma una relazione che custodisce la dignità della persona. Essere caregiver mi ha fatto comprendere quanto la salute sia un diritto che include non solo la dimensione clinica, ma anche quella umana, emotiva, spirituale.”
Ecco l’intervista completa.
D. E così Therapeia è diventata la risposta a un bisogno ancora troppo spesso inascoltato?
R. “Si tratta di mettere davvero la persona al centro, in ogni fase del percorso di salute, non solo nel momento della malattia. Therapeia, in greco, significa cura, ma anche servizio, accompagnamento, attenzione alla persona nel suo cammino di riequilibrio.
Credo profondamente che scienza e umanità debbano incontrarsi. Per questo, parliamo di salute e ‘ben-essere’ integrativo: un approccio che valorizza l’evidenza scientifica della medicina convenzionale, ma la integra in un dialogo continuo con la medicina complementare, la psicoterapia, la fisioterapia e la riabilitazione, il movimento corporeo e consapevole, le discipline naturali o filosofie integrate (approcci olistici), compresi corsi di formazione.”
D. La cura quindi come relazione per costruire percorsi di salute integrati, personalizzati e non frammentati?
R. “Ho imparato, come figlia e come donna, quanto la comunicazione sia parte integrante della cura. Una parola chiara, gentile, continua, può essere tanto terapeutica: perché non frammenta, ma accompagna; perché aiuta la persona a non perdersi nel labirinto della malattia, ma a ritrovare un senso e una direzione.
E mi piace pensare al paziente non come qualcuno da curare, ma come una persona che partecipa attivamente al proprio processo di guarigione o al miglioramento della sua qualità di vita.”
D. Therapeia è anche casa editrice con quattro collane: medicina complementare, discipline naturali, Ribelli creativi (per i giovani tra i 14 e i 18 anni) e crescita personale-pensiero positivo.
R. “La scrittura come strumento di consapevolezza, come ponte tra mente, anima e corpo. Quattro collane, una missione: divulgare, ispirare, accendere coscienze. Il progetto nasce dalla mia personale esperienza con l’allora casa editrice Neftasia Editore, che si è contraddistinta in ambito nazionale e internazionale con il progetto Autori Vittime della Penna, a tutela della libertà di espressione e di stampa dei giornalisti e scrittori perseguitati. Ho una lettera di complimenti dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Scrivere è come aprire una porta invisibile tra ciò che siamo e ciò che possiamo diventare.”
D. La cura comincia dunque dall’ascolto silenzioso: il suo essere naturopata è importante in questo percorso?
R. “Non sono un medico, ma accompagno le persone come ‘intermediaria consapevole’ tra la loro esperienza, la malattia, e i professionisti della salute. Il mio compito è ascoltare, orientare, educare al ben-essere. L’ascolto del sintomo è nel mio lavoro un messaggio.
È il corpo che parla: attraverso la pelle, il respiro, il battito, la digestione, il dolore. Ogni disturbo è un tentativo della psiche di comunicare qualcosa che non è ancora emerso alla coscienza.”
D. E come gestisce il tempo, tra cura della persona e delle persone a lei care?
R. “Il mio percorso lavorativo non è mai stato separato dalla mia vita familiare: sono moglie, madre e figlia. Ho una mamma di 82 anni che richiede attenzione e presenza, ma non è sempre semplice tenere insieme tutto: il carico emotivo, le esigenze quotidiane, la pressione silenziosa dell’essere sempre all’altezza. Sono sfide che ti mettono alla prova nel profondo.
Eppure, ciò che mi ha sostenuta è stato un ordine interiore, una bussola chiara che non ho mai tradito: prima la mia famiglia, poi il lavoro. Non come rinuncia, ma come orientamento essenziale e ciò mi ha permesso di non sentirmi divisa o sopraffatta, ma di vivere ogni ruolo come un gesto di dono. È così che ho imparato a mantenere un equilibrio vivo, fatto di presenza, ascolto e consapevolezza.”




















