“Occorre premettere che ‘Vette e Onde’ è una proposta che nasce da un’idea mia e della collega Ambra Piccin di Cortina,” spiega.
“Siamo due architetti che lavorano su progetti comuni, legate ai nostri territori di appartenenza. Volevamo esplorare e creare nuove forme di ospitalità e di residenza per la montagna e il mare. L’idea è stata presa in carico da due società di marketing, Mc International di Milano e Arzanà di Venezia. Insieme a loro e, anche grazie a brand che operano nel campo dell’arredamento e dell’accoglienza, il progetto si sviluppa su quattro tappe con altrettanti convegni che comprendono una parte più internazionale e una più legata al territorio.”
Architetti, designer e professionisti dell’ospitalità in sinergia per far nascere punti di convergenza fra creatività e strategie di business. “L’obiettivo è quello di ridefinire l’ospitalità del futuro,” prosegue Monica Gasperini. “Ispirandosi a valori autentici e con il dovuto rispetto per il territorio e la sua natura.”
Un nuovo approccio al turismo, quindi, che ha come principali artefici i professionisti dell’accoglienza ma anche chi si occupa di food, wine e immobiliare. “Con particolare riferimento all’hotellerie di eccellenza,” spiega l’architetto, “sia legata al lusso, sia alle esigenze di un turista che non si accontenta della sola spiaggia.”
Creare nuove connessioni tra costa ed entroterra, rendendole un tutt’uno: questa la sfida per il settore. “Che richiede un grandissimo lavoro di squadra e una visione più collaborativa. Oggi vediamo che mare e collina viaggiano a due velocità diverse,” dice Gasperini.
“Chi predilige la costa ha un consumo ‘rapido’ della vacanza. Il turista dell’entroterra, invece, ha un approccio diverso. È orientato all’albergo diffuso o al bed and breakfast ben strutturato. Cerca esperienze legate all’enogastronomia di alto profilo, alla cultura e allo sport, soprattutto al cicloturismo.
La visione che dovrebbe prevalere è quella della destagionalizzazione, perché darebbe modo di accontentare le due diverse tipologie di turisti. E metterebbe in collegamento la costa e la collina che oggi appaiono disconnesse.”
“Sul mare ci sono molte strutture che non soddisfano le fasce alte della clientela, che optano così per l’entroterra,” continua l’architetto. “Potrebbero essere rigenerate e valorizzate attraverso un percorso che oggi non c’è e che un’iniziativa come ‘Vette e Onde Experience’ mira a costruire. Abbracciando un’idea di lifestyle basata su ospitalità di alto livello, food, sport e cultura.
Insomma, il futuro del turismo romagnolo deve vedere dissolversi il confine fra costa ed entroterra. Lasciando spazio a un nuovo racconto del territorio più inclusivo, più sostenibile e più autentico. Borghi silenziosi, paesaggi collinari e località balneari devono essere parti di un unico ecosistema da riscoprire e rigenerare. Così come dovrebbe cadere la linea ideale che separa la Romagna dalle Marche, così da fornire una visione più ampia e armoniosa a chi decide di visitare i nostri luoghi.”